Letizia Moratti, milanese, 72 anni, era assessore al Welfare e vicepresidente della Regione Lombardia dall’8 gennaio 2021

di Giambattista Anastasio  Letizia Moratti si è dimessa da vicepresidente della Regione Lombardia e da assessore al Welfare. È stata lei stessa ad annunciarlo con una nota diramata ieri mattina. Una decisione che rende sempre più concreto lo scenario di una sua candidatura a governatrice alle elezioni che si terranno nel 2023, con ogni probabilità già a metà febbraio, contro il leghista Attilio Fontana, il presidente uscente, sostenuto dal centrodestra. E il dato politico è proprio questo: con la nota di ieri, Moratti non ha rotto solo con l’esecutivo regionale, ma con tutta la coalizione perché in essa non mancano attacchi diretti alle scelte del governo di Giorgia Meloni, soprattutto in fatto di medici no vax. A quale approdo punta, ora, la vicepresidente dimissionaria? Al momento la sua candidatura alla presidenza della Regione sarebbe sostenuta dalla sua Rete Civica, composta da esponenti dell’imprenditoria e del terzo settore, e dal movimento Lombardia Migliore, già presente in Consiglio regionale (con un solo consigliere). Quanto al Terzo Polo lo scenario è meno scontato: Italia Viva punta a sostenerla e a correre in autonomia, Azione invece continua a guardare a un’alleanza con un Pd che, al netto di qualche suggestione individuale, non può permettersi di convergere su un profilo come quello della Moratti. Di certo la nota da lei diramata ieri rappresenta già una dura presa di posizione nei confronti dell’esecutivo lombardo e del centrodestra, reo di non averne appoggiato le ambizioni da governatrice. Ha giocato d’anticipo, Moratti: tutti a chiedersi quando il governatore l’avrebbe estromessa dalla Giunta e invece è stata lei a salutare.  Moratti spiega innanzitutto i tempi della decisione: "Per rispetto dei cittadini, con senso di responsabilità ed in considerazione del delicato momento socio-economico del Paese, ho atteso l’esito delle elezioni politiche e la formazione del nuovo governo per rendere nota la mia posizione". Quindi riparte da dove la si era lasciata: l’intervista del 29 settembre alla trasmissione di Rai 3, “Il cavallo e la torre”, nella quale ribadì di volersi candidare nonostante fosse già in campo la candidatura del “suo” presidente. Da qui il faccia a faccia del 30 settembre col governatore, che le comunica "in maniera chiara e inequivocabile" che "il rapporto di fiducia si è incrinato" e fa sapere di attendere un confronto coi leader del centrodestra per procedere con la decisione che, date le premesse, sembra ovvia.  Invece ecco la nota della Moratti: "Di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il presidente Fontana annuncio la decisione di rimettere le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia". Subito dopo le prime parole da avversaria politica. La porta della pace, quella che avrebbe potuto condurre la Moratti a un incarico terzo consentendone così la permanenza entro il perimetro del centrodestra, sembra irrimediabilmente chiudersi. Sì, perché la vicepresidente dimissionaria attacca frontalmente la Giunta ma anche il nuovo governo. Invita a considerare le sue dimissioni come "un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà nell’azione di questa amministrazione, che non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi". Parole come pietre. "Una scelta di chiarezza di cui mi faccio pienamente carico, anche in considerazione dei provvedimenti contraddittori assunti in materia di lotta alla pandemia – rimarca poi –. Da una parte prendo positivamente atto della linea, da me stabilita, di seguire il parere degli esperti sull’obbligo delle mascherine in ospedali e Rsa. Dall’altra registro con preoccupazione la scelta di anticipare il reintegro dei medici e degli altri professionisti della sanità non vaccinati, il condono sulle multe ai no vax e la diversa sensibilità sull’importanza dei vaccini. Esempi emblematici di una diversa impostazione politica". Dura la replica di Fontana: "I dubbi che avevo espresso sul posizionamento politico di Letizia Moratti erano fondati. È chiaro che guarda verso sinistra e non da oggi. È sorprendente che l’assessore al Welfare dichiari oggi che l’azione della Giunta non sia sufficiente. Ne fa parte da un anno e mezzo e non mi pare che abbia sollevato mai problemi". Al posto della Moratti è stato nominato Guido Bertolaso.

Cronaca

di Giambattista Anastasio

Letizia Moratti si è dimessa da vicepresidente della Regione Lombardia e da assessore al Welfare. È stata lei stessa ad annunciarlo con una nota diramata ieri mattina. Una decisione che rende sempre più concreto lo scenario di una sua candidatura a governatrice alle elezioni che si terranno nel 2023, con ogni probabilità già a metà febbraio, contro il leghista Attilio Fontana, il presidente uscente, sostenuto dal centrodestra. E il dato politico è proprio questo: con la nota di ieri, Moratti non ha rotto solo con l’esecutivo regionale, ma con tutta la coalizione perché in essa non mancano attacchi diretti alle scelte del governo di Giorgia Meloni, soprattutto in fatto di medici no vax.
A quale approdo punta, ora, la vicepresidente dimissionaria? Al momento la sua candidatura alla presidenza della Regione sarebbe sostenuta dalla sua Rete Civica, composta da esponenti dell’imprenditoria e del terzo settore, e dal movimento Lombardia Migliore, già presente in Consiglio regionale (con un solo consigliere). Quanto al Terzo Polo lo scenario è meno scontato: Italia Viva punta a sostenerla e a correre in autonomia, Azione invece continua a guardare a un’alleanza con un Pd che, al netto di qualche suggestione individuale, non può permettersi di convergere su un profilo come quello della Moratti. Di certo la nota da lei diramata ieri rappresenta già una dura presa di posizione nei confronti dell’esecutivo lombardo e del centrodestra, reo di non averne appoggiato le ambizioni da governatrice. Ha giocato d’anticipo, Moratti: tutti a chiedersi quando il governatore l’avrebbe estromessa dalla Giunta e invece è stata lei a salutare. 
Moratti spiega innanzitutto i tempi della decisione: "Per rispetto dei cittadini, con senso di responsabilità ed in considerazione del delicato momento socio-economico del Paese, ho atteso l’esito delle elezioni politiche e la formazione del nuovo governo per rendere nota la mia posizione". Quindi riparte da dove la si era lasciata: l’intervista del 29 settembre alla trasmissione di Rai 3, “Il cavallo e la torre”, nella quale ribadì di volersi candidare nonostante fosse già in campo la candidatura del “suo” presidente. Da qui il faccia a faccia del 30 settembre col governatore, che le comunica "in maniera chiara e inequivocabile" che "il rapporto di fiducia si è incrinato" e fa sapere di attendere un confronto coi leader del centrodestra per procedere con la decisione che, date le premesse, sembra ovvia. 
Invece ecco la nota della Moratti: "Di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il presidente Fontana annuncio la decisione di rimettere le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia". Subito dopo le prime parole da avversaria politica. La porta della pace, quella che avrebbe potuto condurre la Moratti a un incarico terzo consentendone così la permanenza entro il perimetro del centrodestra, sembra irrimediabilmente chiudersi. Sì, perché la vicepresidente dimissionaria attacca frontalmente la Giunta ma anche il nuovo governo. Invita a considerare le sue dimissioni come "un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà nell’azione di questa amministrazione, che non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi". Parole come pietre.
"Una scelta di chiarezza di cui mi faccio pienamente carico, anche in considerazione dei provvedimenti contraddittori assunti in materia di lotta alla pandemia – rimarca poi –. Da una parte prendo positivamente atto della linea, da me stabilita, di seguire il parere degli esperti sull’obbligo delle mascherine in ospedali e Rsa. Dall’altra registro con preoccupazione la scelta di anticipare il reintegro dei medici e degli altri professionisti della sanità non vaccinati, il condono sulle multe ai no vax e la diversa sensibilità sull’importanza dei vaccini. Esempi emblematici di una diversa impostazione politica". Dura la replica di Fontana: "I dubbi che avevo espresso sul posizionamento politico di Letizia Moratti erano fondati. È chiaro che guarda verso sinistra e non da oggi. È sorprendente che l’assessore al Welfare dichiari oggi che l’azione della Giunta non sia sufficiente. Ne fa parte da un anno e mezzo e non mi pare che abbia sollevato mai problemi". Al posto della Moratti è stato nominato Guido Bertolaso.

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