Morì cadendo dal balcone: processo da rifare Annullate le assoluzioni per tentata violenza

La sentenza della Cassazione sui due ragazzi accusati di aver cercato di stuprare la 20enne a Palma di Maiorca. I genitori di Martina: ora la verità

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di Salvatore Mannino

"È un passo verso la giustizia". Piangono Bruno Rossi e Franca Murialdo, i genitori di Martina, piangono alle 20,50, quando in cassazione i giudici della terza sezione penale leggono il loro verdetto: annullate le assoluzioni d’appello per i due ragazzi aretini accusati di aver provocato la morte della studentessa genovese, che sarebbe caduta dal balcone mentre cercava di sfuggire a un loro tentativo di stupro. Si va dunque a un nuovo processo per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibocchi, alle porte di Arezzo, che nell’alba livida del 3 agosto 2011, una vita fa, occupavano con Martina, mentre i loro amici e le amiche di lei facevano sesso al primo piano, la stanza 603 di un grande albergo di Palma di Maiorca, alle Baleari. Alessandro e Luca, trent’anni adesso, venti allora come la ragazza precipitata, dovranno affrontare un nuovo processo d’appello, ancora per tentata violenza sessuale. Ammesso che prima non arrivi la prescrizione, pronta a scattare inesorabile il 20 agosto, così come era già intervenuta a estinguere l’altra accusa, la morte come conseguenza di altro reato.

La sentenza di Cassazione giunge dopo una camera di consiglio durata quasi 5 ore, dalle quattro del pomeriggio. Accoglie in pieno, secondo una prima lettura, la richiesta che era partita dal Pg della suprema corte Angelo Domenico Seccia (depositata il 20 dicembre) e dalla parte civile, i genitori Bruno e Franca appunto. Si capirà meglio con le motivazioni, ma è probabile che il verdetto di ieri incanali il nuovo processo in appello verso una condanna dei due ragazzi. A meno che, in questa manciata di mesi in cui, per arrivare a sentenza definitiva, si dovrebbe ripassare anche dalla cassazione, non sia l’estinzione del reato a chiudere un caso controverso come pochi.

Martina e le amiche con le quali era in vacanza conobbero il gruppo degli aretini (tre dei quali sono ancora sotto processo a Genova per falsa testimonianza) nell’hotel, poi si ritrovò con Albertoni e Vanneschi nella camera del sesto piano, quando gli altri erano già appartati. Lì sarebbe avvenuto il tentativo di stupro, con lei che fugge sul balcone, tenta di scavalcare e precipita. La polizia spagnolo lo archiviò subito come suicidio, solo la caparbietà dei genitori è riuscita a far riaprire il caso in Italia, fino al processo di Arezzo, che nel dicembre 2018 vide la condanna a 6 anni dei ragazzi. Poi, il 9 giugno scorso, il ribaltone in appello.

Due sembrano i motivi fondamentali di questo nuovo contrordine in cassazione: la sbeccatura nel balcone lasciata dalla caduta di lei che per il Pg è laterale, non centrale, e avvalora la tesi del tentativo di fuga dallo stupro verso la stanza a fianco e l’inattendibilità del racconto dell’unica testimone oculare, la cameriera Francisca Puga, secondo la quale Martina si era era lasciata cadere al centro.

"Abbiamo fatto un primo pezzo di strada, ora speriamo di fare anche l’altro. Speriamo di correre veloci – dicono a caldo i genitori di Martina nel gelo del Palazzaccio deserto, commossi dopo aver assistito alla lettura del verdetto – evitando ostacoli come la prescrizione per arrivare alle responsabilità sulla morte di nostra figlia". Alessandro e Luca, che hanno atteso a casa, si trincerano invece nel silenzio. Per loro è la ruota della giustizia che riparte.