Martedì 16 Aprile 2024

Monza, il padre della sopravvissuta "Voglio stare vicino a mia figlia"

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"Sono sconvolto, non avrei mai immaginato, altrimenti sarei intervenuto. Adesso voglio solo stare vicino a mia figlia e aiutarla ad uscire da tutto questo". Ma la Procura apre un fascicolo penale. Non si dà pace il padre della diciassettenne che al risveglio, la mattina di una settimana fa, ha trovato sua figlia in preda agli effetti di un cocktail di superalcolici e psicofarmaci e con lei l’amica appena diciottenne priva di sensi. Ormai già senza vita. Inutile la corsa in ospedale. È morta per un arresto cardiaco, nel letto della camera dell’amica con cui aveva trascorso la serata. La 17enne, invece, è ricoverata nel reparto di neuropsichiatria infantile del San Gerardo di Monza. Su questo mix mortale ora indagano la polizia e la Procura coordinata dal procuratore Claudio Gittardi. L’autopsia disposta dalla pm Stefania Di Tullio, magistrata di turno al momento della tragedia, sulla studentesse 18enne ed eseguita venerdì ha confermato il decesso per arresto cardiocircolatorio, ora si attendono gli esiti degli esami tossicologici per verificare se la giovane è davvero morta per avere ingerito tranquillanti insieme a whisky e gin. Le due bottiglie sono state trovate nella camera della 17enne.

Bottiglie che erano in casa e che le due amiche avrebbero preso di nascosto dal padre. La confezione di psicofarmaci, che pare entrambe le ragazze assumessero, era stata lasciata aperta in bella vista. La Procura ha aperto un fascicolo penale, al momento senza ipotesi di reato. Un atto dovuto, per disporre l’autopsia e altri accertamenti. Ma la posizione del padre della diciassettenne è al vaglio degli inquirenti. L’uomo ha accettato che la figlia invitasse l’amica a trascorrere la notte a casa sua. Per tutto il tempo è stato nell’appartamento, a pochi passi dalla stanza della figlia che, però, come succede a tutti gli adolescenti, si era trasferita in camera chiudendosi la porta alle spalle. Le due ragazze volevano chiacchierare in libertà. Un pigiama party tra due amiche che erano come sorelle. Ogni tanto il papà ha bussato, si è affacciato in camera per verificare che andasse tutto bene. Poi le ha lasciate per andare a dormire. Il particolare da chiarire è perché le ragazze avessero nella loro disponibilità la scatola di psicofarmaci, regolarmente acquistata con ricetta medica. Un medicinale che non può essere assunto se non nelle quantità prescritte e assolutamente non deve essere associato agli alcolici. Gli investigatori vogliono capire se il padre fosse a conoscenza di questi particolari, oppure se li ha sottovalutati, e se nella sua sorveglianza ci possa essere qualche falla da ritenere un’ipotesi colposa di reato.

Stefania Totaro