Mercoledì 24 Aprile 2024

Montagna, in pantaloncini e senza scarponi a 4.000 metri. Ennesimo allarme imprudenti

Nuovo appello del Soccorso alpino ad affrontare la montagna in modo adeguato. Nelle ultime 24 ore un morto e un ferito sul Monte Bianco, un alpinista senza vita sulle Pale di San Martino e 4 scout in difficoltà

L'escursionista senza attrezzatura fermato dal soccorso alpino sul Breithorn

L'escursionista senza attrezzatura fermato dal soccorso alpino sul Breithorn

Aosta, 30 luglio 2021 - Scarpe basse, pantaloncini corti, cappellino da pescatore e procedeva da solo sul ghiacciaio per la via normale del Breithorn, cima sopra i 4.000 metri tra Italia e Svizzera nel massiccio del Monte Rosa. L'hanno trovato così, come se stesse facendo una normale passeggiata, l'escursionista senza alcuna attrezzatura, né scarponi con ramponi né abbigliamento tecnico, diretto verso uno dei classici 4.000 sopra Cervinia e Zermatt. Aveva già raggiunto il ghiacciaio, una zona ad alto rischio di presenza di crepacci, ma soprattutto un passaggio affrontato con scarpe inadeguate che l'hanno esposto a una facile scivolata. 

Il Soccorso alpino valdostano ha voluto diffondere le foto di questo escursionista per lanciare un ulteriore allarme sull'imprudenza di affrontare la montagna senza la giusta preparazione e l'attrezzatura adeguata. "In caso di caduta in crepaccio - afferma il direttore del Soccorso alpino valdostano, Paolo Comune - questa persona ha pochissime possibilità di sopravvivenza. Oltre alle conseguenze dovute alla caduta e allo sfregamento contro il ghiaccio, la permanenza nel crepaccio, con tale equipaggiamento, non consente la necessaria protezione dal freddo e l'ipotermia severa, che può verificarsi in tempi molto brevi, può portare alla morte - aggiunge Comune -. Purtroppo, nonostante i numerosi appelli alla prudenza, questi comportamenti sono molto frequenti. Per questo motivo torniamo a ribadire l'assoluta necessità di muoversi, in montagna, con attrezzatura e abbigliamento adeguati, con le opportune conoscenze del territorio e con la massima prudenza".

La scorsa primavera un altro alpinista era caduto per 20 metri in un crepaccio in una zona poco distante da quella della fotografia. Equipaggiato in "maniera adeguata", ricordano i soccorritori, era rimasto semi-sepolto dalla neve che aveva ceduto sotto i suoi piedi e poi salvato in "buone condizioni fisiche".

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Morto assiderato sul Monte Bianco

Intanto nelle ultime 24 ore non sono mancati incidenti gravi sulle Alpi. Un alpinista è morto sul versante francese del Monte Bianco, a quota 4.000 metri, probabilmente a causa di un'ipotermia. L'uomo, di nazionalità francese, ha dato l'allarme la notte scorsa. A causa della scarsa visibilità era in difficoltà ed è stato costretto a fermarsi, mentre procedeva in discesa lungo la via dei Grands Mulets. Il maltempo ha ritardato i soccorsi. È stato raggiunto via terra dai gendarmi di Chamonix alle prime luci dell'alba, ma era già in arresto cardiaco. Il corpo è stato recuperato in elicottero dal Soccorso alpino valdostano, intervenuto si richiesta della gendarmeria, e portato a Chamonix.

Soccorso sul ghiacciaio del Miage

Si è invece concluso nella notte un intervento del Soccorso alpino valdostano con il Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf) per la ricerca e il soccorso ad un alpinista in difficoltà sul ghiacciaio del Miage, sul versante italiano del Monte Bianco. L'uomo, di nazionalità tedesca, ha chiamato la famiglia in Germania ieri sera dicendo di avere un problema alla caviglia e di non essere in grado di proseguire. La famiglia, a sua volta, ha chiamato gli amici dell'alpinista in Italia che hanno lanciato l'allarme chiamando i soccorsi. L'elicottero ha eseguito numerosi sorvoli con esito negativo. Impossibile, inoltre, contattare l'alpinista come stabilire le coordinate esatte per la ricerca. Una squadra via terra composta da tecnici del Soccorso alpino valdostano e da personale del Sagf ha percorso il ghiacciaio raggiungendo l'alpinista che era fermo a quota 2.300 metri. L'uomo, portato a valle, è stato affidato alle cure del personale sanitario.

Trovato senza vita sulle Pale di San Martino

Sulle Dolomiti tra Trentino e Veneto, questa mattina un alpinista veneto cinquantenne è stato ritrovato senza vita su una cengia della parete della Pala del Rifugio, nel gruppo Pale di San Martino. Fatale è stata una caduta di più di cento metri lungo la via Castiglioni/Detassis. L'allarme è stato lanciato verso mezzanotte dal gestore del rifugio Treviso in val Canali, dopo il mancato rientro dell'uomo che aveva lasciato detto di voler scalare in solitaria solo la via Castiglioni/Detassis alla Pala e lo Spigolo Sass d'Ortiga. Le ricerche da parte del soccorso alpino sono cominciate nella notte anche con l'elicottero munito dei visori notturni. Dopo il ritrovamento da parte dei carabinieri dell'auto dell'alpinista parcheggiata in val Canali, due uomini del soccorso alpino di Primiero sono saliti al rifugio Treviso per fare una ricognizione alla base della parete, mentre l'elicottero è decollato da Trento per effettuare un altro sorvolo. Dopo pochi minuti di volo, l'equipaggio è riuscito ad individuare il corpo dell'alpinista su una cengia. Dopo che il medico ne ha dichiarato il decesso e dopo il nullaosta delle autorità, la salma è stata recuperata a bordo dell'elicottero e trasportata a Fiera di Primiero.

Quattro scout si perdono a Vigo di Cadore

A metà mattina la Centrale del Suem ha allertato il Soccorso alpino del Centro Cadore per quattro scout che avevano smarrito il sentiero sotto i Brentoni, a Vigo di Cadore. Le quattro ragazze, dai 13 ai 16 anni, di Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena), avevano passato la notte al bivacco Spagnolli. Al momento di tornare a valle verso i Fienili Da Rin, anziché prendere il sentiero numero 330, le ragazze si erano incamminate lungo il 328, una traccia che le aveva portate a Forcella Stareza e oltre. Non sapendo più dove si trovavano, stanche, avevano chiesto aiuto. Geolocalizzata la loro posizione tramite l'applicazione per smartphone in dotazione al Soccorso alpino, otto soccorritori si sono avvicinati il più possibile in jeep, per poi proseguire a piedi un paio di chilometri. Dopo averle raggiunte a Col Menestrè, i soccorritori le hanno riaccompagnate indietro e riportate sulla strada, dove attendeva uno dei loro capi, cui sono state affidate.