"Montagna senza turisti? Danno irreversibile" Le Regioni all’attacco: fateci aprire le piste

I governatori preparano le linee guida per tornare in sicurezza negli impianti ma vengono gelati dallo stop dell’esecutivo. Addio alle vacanze sulla neve, saltano anche Natale e Capodanno. La rabbia degli operatori: "Molte famiglie vivono grazie allo sci"

Migration

di Elena G. Polidori

La doccia fredda è arrivata in serata, con il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, che ha confermato la linea intransigente del governo.

"È vero – aveva detto – che le Regioni si sono date delle linee guida sull’apertura della stagione sciistica che sono state consegnate al governo, ma queste verranno discusse quando ci saranno le condizioni per aprire e oggi le condizioni non ci sono; quel comparto è in attesa, ma come tutti gli altri comparti deve avere la pazienza di anteporre l’emergenza sanitaria davanti a tutto. Valuteremo nel prossimo dpcm se ci sono condizioni per fare cosa e quando".

Addio, dunque, al ponte dell’Immacolata sugli sci (o snowboard), un appuntamento imperdibile per i fanatici della neve, un inizio stagione da non mancare e che invece quest’anno salterà.

Come salterà anche il Natale e il Capodanno nelle località sciistiche: il governo ha infatti escluso che durante le feste si possa andare in montagna o avere la possibilità di raggiungere le località di vacanza.

Ieri Palazzo Chigi ha reso noto che "si sta lavorando addirittura ad una iniziativa europea, per prevenire le consuete "vacanze sulla neve", che farebbero il paio – si sostiene, non a torto – "con le vacanze spensierate, con serate in discoteca, della scorsa estate".

È dunque impossibile che possa essere accolta, anche nelle regioni che si troveranno in zona gialla, la richiesta dei governatori che avevano sollecitato la riapertura degli impianti da sci, sia pure con il 50% della capienza, la mascherina obbligatoria e gli ingressi scaglionati.

I Governatori, ovviamente, hanno protestato, parlando di "danno irreversibile", per primo il ligure Giovanni Toti. Che ha chiesto al governo un "contributo propositivo" per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori".

L’auspicio, aveva proseguito Toti, "è che, come accaduto in precedenza, il Governo voglia condividere con le Regioni i necessari approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale". Perché, gli aveva fatto eco il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, "possiamo trovare un punto di equilibrio, come stanno facendo in altri paesi; poi sci è uno sport e lo si può praticare in sicurezza".

Così il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, a Rai News24. "Come sempre, – dice – bisogna cercare soluzioni di buon senso, verificare se esiste la possibilità di permettere alle attività sciistiche di funzionare pur nel rispetto, prioritario, delle condizioni di salute".

Grande preoccupazione anche da parte dei maestri di sci che sulla stagione sciistica, e in particolare sul periodo tra Natale e la Befana, basano le loro entrate annuali.

"Sarebbe un danno enorme – ha dichiarato il presidente del Collegio Nazionale dei maestri di sci, Giuseppe Cui – irreparabile; in Italia sono 15mila i maestri di sci alpino, fondo e snowboard e 380 le scuole di sci che operano sull’intero territorio, molte famiglie vivono solo ed esclusivamente con il reddito percepito nei cinque-sei mesi invernali di attività".

Tra le regole inviate al governo con le linee guida, c’erano quelle di prevedere, sulla neve, nelle zone gialle e arancioni, la mascherina chirurgica obbligatoria – meglio se tenendola sotto lo scaldacollo – con la riduzione del 50% di presenze in funivie e cabinovie rispetto alla capienza massima e al 100% per le seggiovie.

Ma anche tetto massimo di skipass giornalieri, acquisto on-line di biglietti per evitare le code e après ski consentito solo con posti a sedere. Infine, impianti chiusi nelle zone rosse. Regole che rischiano di restare, per il momento, solo sulla carta.