di Cesare De Carlo
WASHINGTON
Un po’ Trump, un po’ Cavallo Pazzo. Javier Milei, origine italiana (da Mileo), è il presidente eletto dell’Argentina. Entrerà alla Casa Rosada di Buenos Aires il 10 dicembre, nel quarantennale della fine della dittatura militare. È un evento importante. Lo è per l’America meridionale per la quale la sua vittoria ha l’effetto di uno tsunami. Lo è anche per gli Stati Uniti.
RILANCIO TRUMPISTA
Qualche analista vi scorge un rilancio del Trumpismo in chiave latina. Non a caso i primi a congratularsi sono stati Jair Bolsonaro, lo sconfitto presidente brasiliano, e Donald Trump che ha detto: "Sono fiero di lui". E gli ha adattato lo slogan con il quale spera di cacciare dalla Casa Bianca il democratico Joe Biden. ’Make America Great Again’ è diventato ’Make Argentina Great Again’. In realtà Milei di Trump ha solo l’irruenza e la determinazione. Intende far fuori l’establishment socialista che sotto il nome di Peronismo (da Juan Peron) in mezzo secolo ha dissestato uno dei Paesi più ricchi del mondo. Un po’ quello che è accaduto nel Venezuela del marxista Maduro. Il che spiega lo scoramento suo e dei governi di sinistra dal Brasile, alla Colombia, al Cile.
RIVOLUZIONE SCAPIGLIATA
L’Argentina ha sempre fatto da battistrada ai mutamenti politici dell’emisfero ispanico. Questa volta più che di mutamento è meglio parlare di rivoluzione, anzi di rifondazione. Lo scapigliato Milei ha guidato la protesta dei giovani con lo stesso slancio con cui Cavallo Pazzo lanciò i suoi Sioux Lakota contro il Settimo Cavalleggeri del generale Custer (25 Giugno 1876). Il riformismo non basta, predica. La "casta rossa parassita"’ (Cristina Kirchner fra gli altri tanto amica del Papa argentino) va presa a "calci in culo, allo Stato preferisce la mafia. La mafia almeno ha un suo codice d’onore, non mente, compete sul mercato". Altri calci ai keynesiani dirigisti economici e ai "collettivisti figli di puttana". Il peso, moneta argentina, è "merda", tanto vale abolirlo e sostituirlo con il dollaro. Non sarebbe una novità. Lo hanno fatto Ecuador, El Salvador e Panama. Inflazione sconfitta ma crescita limitata. Sono Paesi piccoli. L’Argentina invece è un gigante con 44 milioni di abitanti e inoltre è in bancarotta. Dove troverà i fondi per la conversione monetaria?
SESSO TANTRICO
Milei, 53 anni, si considera un anarco capitalista. Ha insegnato economia dopo avere cantato in una rockband e divulgato il sesso tantrico (prolungamento del godimento). Ha quattro cani mastini da 100 chili con i nomi di economisti liberisti: Milton (Friedman), Murray (Rothbard), Robert e Lucas (da Robert Lucas). Milton Friedman fu il patriarca del monetarismo. A lui si rivolse Pinochet dopo il golpe per ristrutturare l’economia cilena. E anche al riguardo è improponibile il paragone con Trump. Milei lo considera "un po’ troppo socialista". Stessa cosa per il linguaggio. Quello di Trump appare castigato e riservato. Come Trump e come Reagan afferma che il governo è il problema non la soluzione delle crisi: "Spende troppo e tassa troppo". Si presenta in piazza con una motosega. "Taglierò la spesa pubblica".
TELEFONATA DI MELONI
Domenica notte nelle prime celebrazioni aveva al fianco la sorella Karina, artefice del successo (quasi 10 punti più del peronista Massa). Ha proclamato: "Oggi inizia la fine della decadenza argentina. Riprendiamo il cammino perduto". È il cammino che prima dello sciagurato ventennio peronista aveva fatto dell’Argentina una specie di El Dorado, terra di immigrazione massiccia. Circa 20 milioni gli argentini di origine italiana. E non a caso li ha ricordati ieri mattina la premier italiana Giorgia Meloni. Ha voluto congratularsi a voce con il neo presidente. Chissà che non gli abbia consigliato un po’ di quella moderazione che ha accompagnato il suo primo anno di governo!
(cesaredecarlo@cs.com)