Giovedì 25 Aprile 2024

Mogherini, Bonino e l’Ong "Noi all’oscuro di tutto"

Erano state cooptate da Panzeri nel ’board scientifico’ di Fight Impunity

Ahi che guaio! Nella Ong costituita nel 2019 da Antonio Panzeri, Fight impunity, Federica Mogherini, già ex rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e Emma Bonino, ex commissaria europea e leader di + Europa ci sono finite quasi per caso: parola loro. Peraltro, in buona compagnia: nel Cda c’era il premio Nobel per la Pace 2018 Debis Mukwege, l’ex commissario europeo Dimitris Avramopoulos, l’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve. Board che si è dimesso in massa dopo la notizia dell’inchiesta su Panzeri, sospettato di essere intervenuto non solo a favore del Qatar ma anche del Marocco, e un ruolo potrebbe averlo avuto anche la sua associazione.

Gli ambienti vicino alla ex ministra degli esteri europea fanno sapere che sì i due si conoscevano, hanno lavorato a lungo gomito a gomito a Bruxelles, e dunque l’esponente democratica non aveva motivo di rifiutare l’invito a far parte del comitato scientifico, peraltro senza ruoli dirigenziali operativi. Naturalmente, una volta esploso il caso, non ha esitato un attimo a trarre le conseguenze: ieri mattina, infatti, ha comunicato le sue dimissioni dal comitato scientifico.

Emma Bonino va anche oltre: "Ma io nemmeno lo sapevo di far parte di questa Ong", si sfogava ieri con gli intimi. Messa cosi pare un po’ strano dal momento che il nome compare sul sito internet della Ong, ma per chi sa come vanno le cose in politica è credibile che la ex commissaria europea abbia dato la sua disponibilità in modo quasi burocratico senza neanche ricordarsene. In fin dei conti, l’associazione di Panzeri si presenta al pubblico sottolineando che lo scopo di Fight impunity è la necessità di promuovere "la lotta contro l’impunità per gravi violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità, avendo il principio di responsabilità come pilastro centrale dell’architettura della giustizia internazionale".

Argomenti che, come tutti sanno, stanno molto a cuore alla Bonino e in genere a chi, come lei, viene dall’esperienza radicale. Sì, perchè – almeno sulla carta – l’associazione di Panzeri si proponeva "per colmare il divario dell’impunità – come mezzo per affrontare le questioni più delicate nel contesto del diritto internazionale dei diritti umani, a partire dalle esecuzioni extragiudiziali e dalle sparizioni forzate, senza dimenticare i gruppi più vulnerabili".

Ma quelle leggerezze oggi diventano un problema. Tanto che dopo questa tempesta chiunque abbia avuto a che fare con gli affari del compagno Panzeri rischia di ritrovarsi le vesti immacolate inzaccherate, pur senza alcuna responsabilità. Il fatto è che i contorni della vicenda sono ancora incerti. La portata dello scandalo e il danno di immagine che rischia di subire chi a quella Ong aveva aderito dipende molto da cosa emergerà nei prossimi giorni dalle inchieste.

red. pol.