Giovedì 18 Aprile 2024

Misure d’emergenza e sconti fiscali Così si esce dall’economia di guerra

Il presidente Abi: "Non rassegniamoci alla recessione. Lo Stato sostenga le imprese, le banche sono pronte"

di Antonio

Patuelli *

L’Italia e l’Europa, senza essere in guerra, stanno subendo gli effetti di un’economia di guerra da prima del 24 febbraio, prima di quando è iniziato il conflitto russo- ucraino. La forte crescita dei costi dell’energia è stata un primo atto di sostanziale guerra economica. Ogni sforzo deve essere indirizzato alla solidarietà verso i profughi ucraini e per arrivare alla sospensione del conflitto e alla pace nel più breve tempo. Non ci si deve rassegnare all’economia di guerra che vede esplodere non solo i costi dell’energia, ma anche delle materie prime e di tutti i fattori economici conseguenti, a cominciare dai trasporti, con la crescita anche di una cospicua inflazione, insolita in presenza di monete solide come l’Euro.

Non ci si deve rassegnare all’inflazione, ingiusta tassa sugli onesti, su salari, stipendi, pensioni e risparmi, né si può pensare che le sole politiche monetarie della Bce possano essere onnipotenti. Non ci si deve rassegnare alla possibilità di una nuova recessione dopo i tanti sforzi italiani ed europei contro gli effetti della più che biennale, e non finita, pandemia. Occorre tutto lo spirito dell’emergenza che, in brevissimo tempo, ha spinto a contrastare gli effetti economici del Covid con efficaci strategie di resilienza e con assai ingenti investimenti che hanno realizzato grandi risultati già nel 2021 e che dovranno dispiegarne ancor di più ora, al più presto.

Il mondo bancario italiano non è stato e non sarà rassegnato di fronte agli effetti economici della pandemia ed ora dell’economia di guerra. L’Unione Europea, con le nuove deroghe alle proprie rigide regole sugli “aiuti di Stato”, fornisce ora nuove possibilità di strategie economiche d’emergenza per gli Stati membri. L’Italia è appesantita da un ingente debito pubblico, accumulato costantemente in oltre mezzo secolo, che frena la realizzazione di nuovi debiti: comunque ogni investimento e sforzo deve essere ora indirizzato a una nuova resilienza per la ripresa dello sviluppo sostenibile e dell’occupazione, il che produrrà anche nuovo gettito fiscale per lo Stato. Vanno ora, subito, innanzitutto sostenuti i fattori produttivi con i quali operano le imprese italiane nella competizione quotidiana dei mercati. I costi energetici vanno subito abbattuti in Italia innanzitutto con forti riduzioni fiscali che evitino alle imprese e alle famiglie italiane di subire anche gli effetti dell’uscita di prodotti italiani dalla competizione nei mercati.

Le istituzioni italiane ed europee stanno sviluppando nuove riflessioni ed iniziative strutturali per approvvigionamenti energetici più economici e sostenibili, i cui effetti non sono, però, immediati: le misure di forte riduzione fiscale sull’energia, che sono di competenza nazionale, devono essere ancor più efficaci fin quando non avranno effetto le nuove strategie per l’energia. Gli imprenditori italiani sono noti nel mondo per spirito d’iniziativa, flessibilità e innovazione: questo è anche il momento dell’aggiornamento e della revisione dei processi produttivi per favorire una nuova competitività delle imprese italiane.

Non bisogna subire inerti gli effetti dell’economia di guerra con la pandemia non ancora esaurita: le banche in Italia sono impegnate a farvi fronte nell’ambito delle possibilità loro assegnate dalle regole europee ed italiane. Con l’emergenza bellica che colpisce l’Europa da Est, occorre siano evitate le vecchie contrapposizioni fra Nord e Sud Europa ed è il momento decisivo per affermare altre nuove iniziative per l’Unione europea, indirizzate alla resilienza per la crescita economica, sociale e civile e conseguentemente per una nuova stabilità.

*Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana