L’applauso della Knesset è corale, da destra e da sinistra, e questo per Ignazio La Russa è importante. Tanto più che il suo omologo, il presidente Amir Ohana, dice: "La sua visita e le sue dichiarazioni segnano una nuova era nei rapporti tra i nostri due Paese". Per gli ex missini il lavacro in Israele è sempre una tappa importante, delicata, forse dolorosa. Si tratta di rimettere in discussione pubblicamente la propria storia, a volte di abiurare. Ma La Russa, che mette piede per la quinta volta a Gerusalemme, la prima da presidente del Senato, assicura che non è così: nessun cambiamento, nessuna illuminazione sulla via di Damasco. Sul razzismo garantisce di aver sempre avuto idee chiare, cimeli o non cimeli fascisti in casa: "La mia condanna delle leggi razziali senza se e senza ma è molto antica". Anche per questo, spiega, quando gli chiedono di ’bissare’ Fini e di definire il fascismo il ’male assoluto’ – atto che una parte della base non perdonò all’ex leader di An – ha un moto di stizza ritenendo il concetto già sviscerato: "Non siamo in Italia, dove mi potete rincorrere", butta lì ai cronisti mentre lascia l’area del Muro del Pianto, dove ha lasciato un biglietto personale. "In questo posto bisogna fare una riflessione su quanto l’uomo può fare per migliorare se stesso e la società". E al presidente della comunità ebraica di origine italiana a Gerusalemme – altra tappa della sua missione istituzionale – Vito Anav, che definisce il nostro paese "antifascista nel midollo", replica: "Non so se è così, di sicuro è antifascista nella Costituzione". Al mattino aveva ricordato come tutti i governi italiani abbiano sempre difeso Israele: "Siamo contro ogni forza terroristica che attenta alla sua esistenza, libertà e indipendenza". Ma il passaggio più carico emotivamente è stato lo Yad Vashem, la fondazione per la memoria della Shoah: "Ogni volta che mi sono simbolicamente inginocchiato in questo luogo di dolore e di ricordo, ho rinnovato il sentimento di vicinanza al popolo ebraico e il proposito di contribuire a far sì che mai più ci sia un odio così bestiale", scrive La Russa sul libro degli ospiti. Le foto dei ghetti, le storie di chi non ce l’ha fatta, Hitler e i nazisti: lui ascolta la guida, e dichiara: "Questa parte la conosco, l’ho approfondita molto bene". Fini, La Russa: la lista degli esaminandi è finita? No, manca ancora un viaggio che si può stare certi che arriverà. Quello di Giorgia Meloni, che nei prossimi giorni vedrà a Roma il premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’intesa tra i due leader di destra non preoccupa: è totale, come ha fatto capire il presidente del Senato dopo un breve colloquio con Netanyahu. "È stato un incontro di cortesia, un preannuncio dell’attenzione che avrà in Italia". Ma la prova vera è lo Yad Vashem. Antonella Coppari