Missili sul teatro usato come rifugio Strage di civili in fila per il pane

Continua l’assedio di Mariupol: la città è allo stremo. Ma l’offensiva russa non sfonda le difese di Kiev

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Come se non bastassero la foto della famiglia trucidata a Irpin, durante la fuga col trolley, o l’istantanea della madre tremante che prova a consolare il figlio neonato sullo sfondo dell’ospedale pediatrico devastato dai missili, a Mariupol. Il catalogo degli orrori nella guerra in Ucraina non svela (ancora) l’ultima pagina. Ieri, sempre nella città martire sul mar d’Azov, da tre settimane sotto il fuoco russo, dove ogni ora perdono la vita sei civili, è stato bombardato il teatro drammatico. Fungeva da rifugio per centinaia di cittadini, come dimostra la parola "bambini" tracciata sul fronte e sul retro dell’edificio. Impossibile azzardare una stima delle vittime. Restano le accuse incrociate: Mosca incolpa il battaglione neonazista Azov, Kiev punta il dito contro i caccia degli invasori. Le bombe hanno colpito anche una piscina usata come rifugio: sotto le macerie anche donne incinte. Salendo più a nord, la scia di sangue ha dato forma alla strage del pane, a Chernihiv, 140 chilometri da Kiev. Dieci i civili uccisi dalle truppe di Putin: erano in fila davanti al fornaio.

Sul piano strategico, qualora Mariupol cadesse, la conquista di Odessa da parte di Mosca, che ieri ha bombardato via mare la città sbocco sul Mar Nero, sarebbe in cassaforte. L’Onu, intanto, aggiorna la macabra conta delle vittime civili: 726 in totale, di cui 104 bambini. Ignote le perdite fra le truppe russe la cui offensiva, a detta dell’intelligence britannica, pare in stallo. Colpa della riluttanza dei militari ad addentrarsi in aree non battute e della dottrina bellica di Mosca che muove sulle città coi carri T-80 – poco resistenti ai lanciamissili Javelin, forniti dall’Occidente a Kiev –. senza lo schermo della fanteria pesante. Così le controffensive ucraine si rafforzano, a nord come ad est.

Giovanni Panettiere