Miozzo (Cts): "Scienziati allarmisti? Bisogna tornare in classe"

Il coordinatore del Cts: "Non ci faremo fermare da chi grida alla pandemia. È stato perso troppo tempo, vanno riorganizzati i trasporti. Vietato fallire"

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Prudenza e responsabilità nelle feste natalizie per riaprire le scuole il 7 gennaio. Lo raccomanda Agostino Miozzo, coordinatore del Cts.

È a rischio la riapertura a gennaio?

"Il grande lavoro che si sta facendo non si deve fermare solo perché qualche scienziato ha detto che c’è il rischio di una esplosione della pandemia. Il lavoro con le prefetture, le autonomie locali, le città metropolitane, non deve essere assolutamente interrotto, è fatto per consentire il rientro a scuola in sicurezza per studenti e personale quando, ovviamente, le condizioni generali lo consentiranno".

Si doveva essere pronti a settembre, di chi è la colpa?

"Nel Cts abbiamo parlato della riapertura delle scuole sin da aprile. C’è stata tutta l’estate per preparare il rientro degli otto milioni di studenti, ma non è stato così: in molte aree del Paese i trasporti non sono stati adeguati, la sanità scolastica, gli spazi, il personale, i monitoraggi nemmeno. Non faccio distinzioni tra responsabilità a livello centrale e periferico perché sulla scuola c’è una responsabilità collettiva: non è e non può essere un problema della ministra Azzolina, ma un imperativo politico, sociale, etico ed economico di tutto il Paese. Il 7 gennaio ci sarà la prova di appello".

Se arriva una terza ondata salta tutto?

"A gennaio, con un inverno ‘liberi tutti’ come abbiamo vissuto la scorsa estate, potremmo arrivare ad avere 40mila contagi al giorno e più di 1.000 morti, come qualche tecnico sta pronosticando. Con una curva di questo genere le scuole ovviamente avranno un ulteriore problema, perché in quel caso dovranno essere adottate nuove misure restrittive su movimentazione e contatti. Con qualunque scenario ritengo si debba continuare a lavorare per costruire le premesse del rientro nelle aule".

Cosa serve per riaprire in sicurezza la scuola?

"Prima di tutto i trasporti: le città metropolitane devono fare i conti con il traffico quotidiano locale e preparare i loro piani per alleggerire il picco di passeggeri sul Tpl nelle ore di punta, immaginando ad esempio lo slittamento degli ingressi dei liceali. Poi c’è il grande tema del controllo sanitario che deve essere coordinato dal sistema sanitario locale: non può essere quindi il ministro della Salute a occuparsi di mandare un medico o prevedere l’invio dei tamponi nella scuola".

È l’ultima carta per riportare in classe i ragazzi?

"Il tavolo dei prefetti, che già sta facendo un lavoro straordinario in un momento per loro difficilissimo, è in qualche modo l’ultima possibilità: se fallisce anche questo potremo dire che ha fallito il Paese intero".

Stretta a Natale o lockdown come in Germania?

"Il Cts ha fatto come sempre una fotografia sul rischio sanitario, la declinazione sui provvedimenti da prendere non spetta a noi, ma al governo. Da noi la curva dei contagi non è in ascesa come in Germania, i provvedimenti presi con le zone rosse, arancioni e gialle hanno avuto effetto. Ma questo trend di riduzione dei contagi rischia di essere interrotto se nelle prossime settimane avremo comportamenti irresponsabili".

Anche nel Cts ci sono pareri diversi sulle misure?

"Il Cts è composto da 26 esperti, discutiamo e litighiamo. Nell’ultimo verbale ci sono state ore di vivaci discussioni che sono state anticipate alla stampa. Purtroppo capita in tutte le buone famiglie di avere l’imbecille che fa uscire la velina senza rendersi conto della gravità di questa sortita. Ma la cosa importante è che alla fine il verbale sia stato condiviso da tutti e tutti, nessuno escluso, hanno sottoscritto le linee di indirizzo".

Il bollettino Covid del 17 dicembre

 

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