di Alessandro Belardetti
Stefano (nome di fantasia) adesso non vuole più uscire di casa. "Troppo pericoloso, potrei essere contagiato". Stefano ha solamente 8 anni, ma già sta affrontando la battaglia più difficile della propria vita: quella contro lo spettro del Covid. In questi giorni è arrivata pure la psoriasi, con le macchie che gli invadono il fisico, bello e definito come quello di un atleta adulto. La crema al cortisone allontana le chiazze psicosomatiche da un punto e quelle ritornano dispettose in un altro. Come se non bastasse ora Stefano è in quarantena, perché nella sua classe è stato riscontrato un caso di positività. Anche se il suo tampone è negativo, lui non può e non vuole uscire: "I miei amici li voglio vedere solo attraverso uno smartphone o il tablet, ho paura". I genitori stanno vivendo un incubo nell’incubo pandemia, vedendo il loro bimbo improvvisamente regredire. Alla notte Stefano si rifugia nel loro lettone, perché vuole essere protetto.
Qual è stato il primo campanello d’allarme?
"Io e mia moglie ci siamo insospettiti quando Stefano dopo il lockdown trovava qualsiasi scusa pur di non uscire di casa – risponde il papà –. I primi giorni riuscivamo a convincerlo, poi varcare la porta è diventato come andare dal dentista".
Come stava prima del lockdown?
"Benissimo, giocava ed era spensierato, non voleva mai dormire con noi nel lettone. E aveva un rapporto stupendo con sua sorella, più grande di 4 anni".
E lo scorso settembre, dopo un’estate tranquilla, è tornato a scuola.
"Con l’estate, le belle giornate, le vacanze al mare, la pandemia sembrava sparita, dimenticata. Invece, il rientro a scuola è stato difficile: le mascherine, il divieto di toccare tutto, le classi che vengono chiuse all’improvviso. In quel momento ogni paura è tornata a galla".
Come vive la scuola?
"Questa scuola sembra un ospedale e Stefano non vede il lato bello. Non c’è nulla di divertente, per lui andare in classe è un peso, come fare un brutto lavoro. In più, in classe sono in ritardo con il programma, hanno svolto solo metà del lavoro e la sua capacità di concentrazione è crollata. Nella scuola al tempo del Covid l’obiettivo principale per le maestre non è il programma scolastico, ma che nessuno si contagi. Sempre a dire: ‘Tieni su la mascherina, non toccare le matite del compagno’. I bimbi sono terrorizzati, questa istruzione fa paura".
Cosa vi racconta della pandemia?
"Con la storia di non dover toccare nulla, Stefano ora trattiene la pipì quando è a scuola, dalle 8 alle 16. I bagni sono sporchi e pochi, 4 water per 100 studenti, e l’altro giorno se l’è fatta addosso appena uscito dall’istituto. Per lui il virus è qualcosa che sta fuori, mentre in casa non esiste, e lì si sente al sicuro: così ha capito che è meglio non uscire".
Cosa fa tutto il giorno in casa?
"Ora è diventato un patito dei videogame, sembra quasi una malattia. Vuole fare solo quello e anche i contatti con gli amici li mantiene così, mettendosi le cuffie e parlandoci sul web".
Quando gli dite di uscire, come risponde?
"Fa i capricci, si rifiuta categoricamente. Pare tornato un bimbo di 3 anni in quelle situazioni".
Riesce a fare i compiti?
"Se lo aiutiamo sì".
La didattica a distanza non vi sostiene.
"La Dad è un modo per fare qualcosa di educativo, ma i ragazzi stanno perdendo tempo. Quello schermo con mille faccine, la maestra che non ha una connessione buona, tutti che parlano sopra agli altri, i bambini in pigiama: è un disastro".
E alla notte Stefano non vuole più dormire nella sua camera.
"Siamo pronti a rivolgerci a uno psicologo, abbiamo bisogno di aiuto".
Il rapporto con sua sorella è cambiato?
"Lei è più grande e piuttosto matura, lo vede come un peso Stefano, non lo sopporta perché è regredito. In compenso lei ha 12 anni e stiamo affrontando il problema di TikTok".