"Minacce di morte, perché sono il figlio di Pirlo"

Sfogo del 17enne Niccolò: odiato per il cognome. "Mio papà non piace come allenatore? Lo accetto, ma non il linciaggio sul web"

Niccolò Pirlo, 17 anni, assieme al padre Andrea, 41 anni, attuale allenatore della Juventu

Niccolò Pirlo, 17 anni, assieme al padre Andrea, 41 anni, attuale allenatore della Juventu

Niccolò invita tutti a mettersi nei suoi panni: avere 17 anni e ricevere quotidianamente minacce di morte sui social. La colpa? Essere figlio di Andrea Pirlo. Come se non bastassero gli insulti nei confronti del padre. "A tutto c’è un limite" scrive su Instagram. Il suo sfogo è una replica adulta e signorile a chi ferisce e non discrimina: in questo caso il tecnico della Juventus e la sua discendenza, l’altro ieri Gianmarco Tognazzi che interpretava Spalletti nella serie tv su Totti. La follia di chi odia a prescindere applica a casaccio la proprietà transitiva: confonde realtà e fantasia, colpisce le parti più tenere e innocenti. Non vale più l’alibi della violenza spensierata da seconda elementare che innalza striscioni osceni e manda al patibolo un adolescente.

Questo ragazzino che si è fatto le ossa con la maglia numero 10 del Pecetto – e dice di tifare Milan pur avendo colate bianconere sul cuore – decide di rompere il silenzio allegando uno dei messaggi ricevuti: "Li ricevo ogni giorno. Non perché io faccia qualcosa in particolare ma solo perché sono figlio di un allenatore che, probabilmente come è giusto che sia, può non piacere". Non è solo il peso del figlio d’arte. La condanna all’emulazione e al paragone, Niccolò è riuscito a digerirla presto prendendosi i suoi meriti: "A livello tecnico il mio punto di forza è il dribbling, a livello tattico una buona visone di gioco. A mio padre avrei prestato sicuramente la velocità. Cosa presterebbe lui a me? Tutto, ovvio". Nato nel 2003 dall’unione di Andrea Pirlo con Deborah Roversi, è sempre rimasto attaccatissimo al papà, alla sua nuova compagna Valentina Baldini e ai fratellini arrivati nel 2017, i gemelli Leonardo e Tommaso. "Rispetto a papà sono più alto e ho più fisicità – dichiarava l’anno scorso a Tuttosport –, ma per il resto siamo uguali. Di poche parole, con lo stesso carattere introverso".

Qualcuno deve avere preso troppo alla lettera la somiglianza, scegliendo l’ariete per fare irruzione nella vita di un ragazzo come tanti, che ama poco la scuola e per niente la matematica. "Tutti si aspettano che io sia come lui – ammette Niccolò – Ma quando dagli spalti mi capita di sentire ’eccolo lì il figlio di Pirlo’ resto tranquillo e concentrato". E sono quelli che stanno di più sulle scatole ai leoni da tastiera. Tranquilli. Malati di pallone e con il sangue del fuoriclasse che dalla panchina dice: va bene, se non ti piace la matematica puoi scegliere, calciatore o procuratore. Da punire assolutamente con intenzioni omicide, perché non tutti hanno la classe di Briatore quando insinua che "mettere Pirlo alla Juve è come dare la Ferrari a chi ha il foglio rosa".

I social scelgono la legge marziale se sei grasso, brutto e vesti male. Il tifoso da social, che allo stadio chissà perché può stare impunito sopra un cancello, trova inevitabile mettere mano alla pistola e puntarla contro un figlio di. O contro un Tognazzi che interpreta un allenatore e giustamente non capisce: "Sono stato riempito di insulti e minacce da gente che non ha capito la differenza tra un attore e il personaggio che interpreta. Ma è mai possibile? Me ne hanno dette di tutti i colori: che io ho costretto Totti a ritirarsi, che me la faranno pagare. Ma non lo capiscono che io non sono il vero Luciano Spalletti?".

Anche la psichiatria fa un passo indietro. "Non sono una persona che giudica – scrive Niccolò Pirlo –. Non mi piace farlo perché ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole e perché i miei genitori mi hanno insegnato ad avere idee e soprattutto ad ascoltare quelle degli altri. Credo però ci sia un limite. E già da tempo questo limite è stato superato".