
Angela Taccia, avvocata e amica di Andrea Sempio, indagato dalla Procura di Pavia nella nuova inchiesta sull’omicidio
GARLASCO (Pavia)
"Ucciderò te e Sempio" e "Sei morta". Sono l’oggetto di due mail, con allegata foto con un fucile a pompa, 7 proiettili, un martello, due pinze, un cacciavite, dei lacci e dei guanti, inviate dallo stesso mittente ad Angela Taccia, l’avvocata che col collega Massimo Lovati difende Andrea Sempio, indagato dalla Procura di Pavia nelle riaperte indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007. Esplicite minacce di morte che la professionista ha denunciato ieri ai carabinieri. "Avevo già ricevuto delle minacce – spiega Angela Taccia – sia per telefono che via social, ma non avevo denunciato nulla. Questa volta però queste due mail mi hanno fatto preoccupare perché le ho ricevute sulla mail che uso per lavorare e quindi il mittente conosce anche i miei indirizzi".
Una preoccupazione che l’avvocata aveva già espresso per l’incolumità del suo cliente e amico, sia quando si reca al lavoro, nel negozio ormai noto, sia quando esce e rientra a casa, resa riconoscibile nelle immagini della perquisizione del 14 maggio. Proprio sul lavoro, Sempio era stato raggiunto nei giorni scorsi da Fabrizio Corona, che poi è stato visto incontrare a Milano anche l’avvocato Ermanno Cappa, padre delle gemelle cugine di Chiara, non indagate. "Questo clima d’odio deve finire, non è accettabile. Bisogna mettere un limite a tutto questo" il messaggio con "la massima solidarietà" alla collega da parte di Giada Bocellari, che con Antonio De Rensis assiste Alberto Stasi, condannato in via definitiva per lo stesso delitto di Garlasco.
Un clima d’odio oltre che di fango, esasperato anche dalle presunte novità che si rincorrono ogni giorno, anche senza alcuna attinenza con le indagini in corso. Ancora ieri è tornata all’attenzione, tra le innegabili falle delle prime indagini, la scomparsa di fotografie che ritraevano Chiara con il fidanzato Alberto in una gita in bicicletta al Santuario della Bozzola, di recente tornato alla ribalta per una presunta pista alternativa, sposata anche dallo stesso avvocato Lovati. Foto senza alcun nesso col ‘segreto’ che avrebbe portato alla morte di Chiara, ma che nel processo d’Appello-bis la procuratrice Laura Barbaini aveva fatto ricercare per un’eventuale attinenza con le tracce biologiche di Chiara trovate sui pedali scambiati sulle bici di Stasi. Foto in effetti mai più trovate, sequestrate nella perquisizione del 20 agosto 2007, ma sparite senza essere state né depositate né restituite, che non avevano potuto fornire ulteriori riscontri a carico di Alberto Stasi, che in quel processo era poi stato condannato. Nel frattempo, gli avvocati di Sempio si stanno confrontando con i propri esperti per ribattere alla conclusioni della consulenza dattiloscopica della Procura e alla rilevanza dell’impronta papillare 33: per il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e ora consulente della difesa di Sempio, su quell’impronta "non c’è sangue" e non era stato trovato Dna negli accertamenti irripetibili che hanno ‘consumato’ l’intonaco grattato dal muro della scala.