Giovedì 18 Aprile 2024

Minacce al prete Il magistrato archivia: fa politica sui social, se le va a cercare

Don Mattia, cappellano di una Ong, nel mirino su Twitter. Polemiche per la tesi sostenuta dalla Procura di Modena. "Il sacerdote non è riservato, si aspetti reazioni contrarie"

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di Paolo Tomassone

Chi sconfina davvero? Un cittadino che è anche religioso e aiuta i migranti in mezzo al mare o chi vuole definire – fuori da ogni riferimento concordatario e costituzionale – il ruolo di un prete? Sono le domande che trapelano in ambienti ecclesiali dopo la decisione della procura di Modena di archiviare la denuncia per diffamazione e minacce gravi presentata da don Mattia Ferrari, aiuto parroco a Nonantola e cappellano della Ong Mediterranea Saving Humans. Minacce che secondo il pm Pasquale Mazzei sono "prive di rilevanza penale", per tutta una serie di motivi che nell’atto depositato in tribunale sintetizza così: la divulgazione "di frasi e giudizi certamente polemici nel contesto assolutamente non cartesiano dell’arena dei social scendendo nella quale ci si espone a quelle asperità, costituisce, secondo il costume di quel mondo e delle sue abituali modalità comunicative, lo strumento espressivo largamente adottato".

Il prete, 29 anni, ora studente di Scienze sociali alla Pontificia università gregoriana, è stato preso di mira lo scorso anno da due account Twitter, che in più occasioni lo hanno equiparato ai "nazisti e comunisti assassini" e alla "mafia italiana quale sostenitore del traffico di esseri umani". La sua colpa sarebbe quella di aver espresso solidarietà a Nello Scavo, giornalista di Avvenire, costretto a vivere sotto scorta a seguito delle sue inchieste sulla mafia libica. Il pm continua ad argomentare così: il fatto che don Mattia eserciti il suo magistero pastorale "non in modo tradizionale, riservato e silenzioso" lo esporrebbe automaticamente – secondo il magistrato – a reazioni "vessatorie, sconvenienti e irragionevoli", tra le quali le minacce via Twitter. "Una valutazione che va oltre l’accertamento penale e che ci lascia basiti – spiega l’avvocato Francesca Cancellaro che si è già opposta al gip di Modena –. Ognuno ha le proprie valutazioni personali sull’impegno politico e umanitario, ma quando viene fatto in un atto ufficiale della procura della Repubblica c’è da fermarsi e dire ‘si è andati oltre’". Le parole del pm secondo cui "se ci si espone politicamente sui social vale tutto" sono "gravissime" e "giuridicamente non stanno in piedi", aggiunge l’avvocato. La chiesa locale ha deciso di non intervenire direttamente e anche il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, che conosce molto bene il prete modenese perché attento ai temi dell’immigrazione, si è ben guardato dall’entrare in polemica. "Don Mattia è una persona che ha sempre riproposto il problema di chi muore in mare e anche di chi viene trattato come un animale nei campi dei migranti, che come ha detto papa Francesco sono dei veri e propri campi di concentramento e di violenza". I volontari di Mediterranea Saving Humans si stringono attorno al loro cappellano. Numerosi i messaggi arrivati dalle associazioni cattoliche e non cattoliche e dal mondo politico. "La richiesta di archiviazione è sconcertante e le motivazioni addotte lo sono ancor di più" dice Matteo Orfini, deputato Pd. Gli fa eco la candidata alla segreteria nazionale Elly Schlein: "Chi supporta le persone più fragili e salva vite in mare e per questo subisce minacce va protetto, piena solidarietà a don Mattia". E anche il diretto interessato affida a Facebook un ringraziamento per la solidarietà ricevuta in queste ore. "Noi siamo solo gli aiutanti dei veri protagonisti, che sono i migranti".