Milly Carlucci "Arbore mi portò in tv, comprai un Maggiolone e me lo rubarono subito"

La conduttrice di “Ballando con le stelle“: Renzo fu il primo a credere in me "Agli inizi facevo insieme l’allenatrice di pattinaggio e i programmi Rai. Nel mio varietà si litiga? Normale che sia così quando c’è una giuria"

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di Piero Degli Antoni

Dov’è? "Dov’è... cosa?". La fonte della giovinezza a cui si abbevera. Voglio andarci anch’io. (Milly Carlucci ride) "Non c’è nessuna fonte della giovinezza, ma la fonte dell’entusiasmo di chi ha un lavoro bellissimo. Se fai un lavoro creativo sei sempre in tensione".

A proposito di longevità: il suo Ballando con le stelle va in onda dal 2005 e non mostra segni di cedimento. Qual è il segreto?

"Sono due. Il ballo è connaturato all’essere umano. Se fai sentire la musica a un neonato, quello muove le gambette. Secondo: oltre al ballo ci sono le storie dei nostri protagonisti, che hanno un loro percorso di vita fuori di qua, un percorso mai scontato, mai prevedibile. Facciamo una fiction non-fiction".

Lei è sempre così elegante e misurata: c’era proprio bisogno di tutte quelle risse in trasmissione?

"Noi mettiamo in scena un varietà. La giuria è sempre la pietra dello scandalo in ogni sport dove non c’è il cronometro. Persino nel calcio, dove in teoria contano solo i gol, c’è sempre qualche polemica sull’arbitraggio. Il pattinaggio artistico, che io praticavo, è il regno della contestazione congenita. Persino alle Olimpiadi, dove le giurie sono formate tutte da tecnici, spesso ci sono le proteste. A Ballando non ci sono tecnici, ma una giuria di opinione, per quanto dopo anni mastichino abbastanza della materia. Non sono però giudici internazionali di ballo. Ognuno ha una visione personale: per esempio Zazzaroni è un conservatore dell’arte del ballo, mentre Mariotto lo devi stupire con effetti speciali sennò si annoia".

Inserendo concorrenti come la modella transgender figlia di Toninho Cerezo, o la coppia omo con Giovanni Ciacci, avete infranto dei tabù televisivi...

"Voglio ricordare anche l’atleta paralimpica Giusy Versace, senza gambe, o Nicole Orlando con la sindrome di down. Ballando rappresenta la nostra società, queste persone hanno portato la loro diversità. All’inizio magari è stata una cosa di rottura, oggi non più. Il punto di arrivo è quando le differenze non esisteranno più".

Quando in America frequentava l’Actor’s studio andò a uno dei primi Gay Pride...

"Non sapevo neanche cosa fosse. Gli amici mi dissero, dai andiamo a vedere una grande parata. Era il 1980-’81. Un gay pride fatto in casa, molto ingenuo. Oggi gli americani, come sanno fare loro, l’hanno trasformato in un grande spettacolo".

Negli Stati Uniti si accorse che il mondo dello spettacolo cercava soltanto italiane con le fattezze mediterranee, tipo Loren...

"Per loro non ero abbastanza etnica. Tutte le attrici francesi o spagnole – vedi per esempio Penelope Cruz – che hanno sfondato a Hollywood sono molto mediterranee. Così tornai in Italia".

Siete tre sorelle: lei, Gabriella, Anna. Da giovani, come erano i rapporti tra voi? Chi prevaleva?

"Tre è un numero dispari, le alleanze erano temporanee. Due si coalizzavano e la terza restava fuori. Io sono la più grande, la differenza di età c’è: 5 anni con Gabriella e 7 con Anna. Da piccole mi facevano i dispetti, per esempio mi scarabocchiavano i quaderni quando io andavo già a scuola e loro no. Adesso che siamo tutte e tre adulte con figli, c’è un’enorme solidarietà".

Non possiamo non parlare di Renzo Arbore, con cui fece L’altra domenica...

"Lui è un faro di luce che mi ha accolta, mi ha fatto cominciare in tv, dove non solo parlavo – fatto già eccezionale per l’epoca – ma avevo anche la responsabilità dei servizi che realizzavo".

Come avvenne il vostro incontro?

"Allora allenavo una squadra di pattinaggio e fui chiamata a Gbr, l’emittente locale romana, per un’intervista. Da lì venni presa come presentatrice, era il ‘77. Su Gbr fui notata da Arbore. Come provino lui e Ugo Porcelli mi chiesero di fare un’intervista a Marcello Marchesi, così, senza rete. Per me era come buttarsi dal quinto pianto. Ma Marchesi fu talmente gentile e carino che l’intervista piacque".

Ha lavorato a lungo anche con Fabrizio Frizzi a Scommettiamo che.

"Era il mio fratellino adorato. Eravamo una coppia speciale, il pubblico ci adottò insieme. Fare una coppia in tv è difficile, di solito resta un duo. Avevamo i camerini vicini, ci consultavamo su tutto".

Che cosa comprò con i primi soldi guadagnati?

"Facevo ancora l’allenatrice di pattinaggio e avevo bisogno di una macchina per spostarmi, così acquistai un bellissimo Maggiolone a rate. Una sera arrivo a casa stanca e invece di metterla in garage la lascio per strada. La mattina dopo non c’è più: rubata. E avevo ancora un sacco di rate da pagare! Ma di un’auto avevo bisogno, così finii per comprare un’orrenda Alfasud carta da zucchero con gli interni rossi. Un obbrobrio! Ecco i miei primi acquisti...".

Quale politico vorrebbe far ballare in trasmissione?

"Lasciamo stare quelli italiani, il periodo è delicato. In passato ho cercato Bill Clinton, era in Europa per una serie di incontri e quando arrivò in Svizzera mandai una mail per chiedere se sarebbe potuto venire. Mi risposero che non erano contemplate presenze in trasmissioni di intrattenimento. In seguito ho contattato lo staff di Michelle Obama, una donna che ho sempre ammirato perché è diventata un avvocato di successo pur avendo avuto un’infanzia non privilegiata. Una che si è sempre battuta per i diritti delle donne. Era anche la consigliera di Obama. Non volevo farla ballare, ma l’avrei intervistata. Purtroppo mi hanno risposto di no".

Non ha fatto un pensierino su Trump?

(ride) "Trump no... ma Ivana una volta venne da noi..."