Le tasse? "Ammazzano un’impresa prima ancora che guadagni, non c’è da stupirsi se ci sono imprenditori italiani che vanno all’estero a produrre". Lui, Paolo Agnelli, bergamasco, alla guida della storica impresa di famiglia, il Gruppo Alluminio Agnelli e presidente di Confimi Industria, il cuore produttivo – 14 impianti, oltre 300 dipendenti e 180 milioni di ricavi stimati quest’anno – l’ha mantenuto nel Nord Italia.
Ma lei quante tasse versa allo Stato?
"Complessivamente il peso del Fisco su un’azienda arriva fino al 65% perché spesso, quando si fanno i calcoli, ci si dimentica delle imposte "fantasma".
Si spieghi meglio...
"Che si debbano pagare le
tasse sul reddito è giusto. Ma a imposte come Ires o Irap, con una tassazione totale di circa il 43%, bisogna aggiungere tutto il resto che si prende lo Stato".
Che cosa?
"Un imprenditore deve mettere in conto il cuneo fiscale, che fa sì che i mille euro netti in busta paga costino all’azienda 2.460. Poi imposte e accise sull’energia che ne quadruplicano il prezzo e riducono la competitività".
E per arrivare al 65%?
"Ci sono i cosiddetti oneri indeducibili: il centralino telefonico, i cellulari per agenti commerciali e tecnici, le auto aziendali, e l’Imu sui capannoni. Spese e imposte che al massimo si deducono al 50%. Il resto va a bilancio e ci si paga sopra le tasse. Così, 100mila euro di oneri indeducibili, che sono costi, si aggiungono ai 100mila di ricavi e raddoppiano le imposte. Quegli oneri non sono un guadagno, ma una spesa tassata".
Achille Perego