Giovedì 25 Aprile 2024

Milano, viaggio nella notte dell’ultimo spritz "Il market è aperto, compriamo da bere lì"

Movida sottotono ai Navigli prima delle restrizioni. Smantellati i dehor, via tavolini e sedie: i giovani si rifugiano nei parchi. La rabbia dei gestori: "Anche i negozi vendono super alcolici, chi controlla?". I ragazzi: "Ma pensate a guardare il casino sui bus"

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di Marianna Vazzana

Milano, mezzanotte. Le pareti trasparenti dei dehor lungo i Navigli vengono smantellate. Via i tavolini e le sedie. Una giovane urla "il coprifuoco!" mentre poco più avanti un gruppetto di ragazzi si allontana con una bottiglia di superalcolico dentro un sacchetto da supermercato. "L’intenzione – rivelano – è proseguire la serata in un parchetto". Sfidando la sorte, perché dalle 18 alle 6 è vietato consumare bevande alcoliche nelle aree pubbliche. Intanto, molte saracinesche di pub e ristoranti sono già abbassate per metà nel primo sabato di nuove restrizioni imposte alla movida con l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria: in particolare, la chiusura dei locali entro le 24, come stabilito sia dal Dpcm e sia dall’ordinanza regionale, che blocca pure la vendita di alcolici da asporto dopo le 18 e nelle attività di ristoro consente solo il servizio al tavolo sempre a partire dalla stessa ora.

È una movida sottotono. "Non è un sabato da Navigli", dicono gli avventori dell’ultimo Spritz abituati alle folle in qualunque stagione. Qualche minuto prima dell’ora fatidica piovono le ultime ordinazioni. Il sentore è che questo sia il primo passo che porterà a misure ancora più restrittive, anche se tutti gli interpellati si augurano di no. E i gestori si sentono sempre più penalizzati: "Il virus ha orari? Perché colpire sempre alcune categorie? Stasera la zona dei Navigli è vuota, siamo a -50% di guadagno", lamenta Fabrizio Ferretti, titolare del cocktail bar Funky Milano. Dito puntato anche sugli abusivi: "Ci sono i mini market aperti che vendono super alcolici e riforniscono anche gli abusivi che vendono le birre sulla Darsena – dice Michele Berteramo, proprietario di un altro locale –. Alcuni ragazzi comprano bicchieri di plastica, una bottiglia di Coca Cola, del rum e si preparano i cocktail per strada, nelle piazze, stando senza mascherina". Secondo i ristoratori, a incidere è stato l’annuncio della stretta ma anche la paura dei contagi. E qualcuno segnala la mancanza di controlli: "Le forze dell’ordine si sono viste alle 19 ma a mezzanotte non c’è nessuno: quasi tutti chiudono ma c’è qualcuno che continua a lavorare senza conseguenze. Così non è giusto". I controlli però hanno avuto conseguenze sul Just Cavalli, nella zona-movida del Parco Sempione: attività sospesa perché, a quanto pare, il servizio è proseguito dopo la mezzanotte, anche se i gestori fanno sapere di aver rispettato le regole e annunciano ricorso. "Nei clienti leggo turbamento e rabbia – evidenzia Tina La Pianta, responsabile di Forno 21 –. Dobbiamo allontanare tutti entro mezzanotte, quindi succede che poi le persone si accalcano lungo le sponde: e non è peggio? Per non parlare della situazione economica, già disastrosa dopo il primo lockdown. Noi ristoratori ci sentiamo presi in giro: se lo Stato ci pagasse, chiuderemmo anche subito". Chi passeggia ha le mascherine sui volti. "Noi abbiamo cenato, ora facciamo una passeggiata e poi rientriamo a casa – dicono Sebastiano Bugno e Francesca Cunzolo, di 26 e 25 anni –. Delle misure andavano senz’altro prese ma queste non bastano: sui mezzi pubblici bisognerebbe tornare a viaggiare a sedili alternati. Troppe persone che salgono e si accalcano". Asia Castelli, 22 anni, e Peter Helm, coetaneo, hanno deciso di uscire "perché non sappiamo quando potremo tornare di nuovo a svagarci, con un drink davanti agli occhi. Probabilmente arriveranno regole ancora più severe. Finché si può uscire, ne approfittiamo...".