Venerdì 19 Aprile 2024

Expo e Vie d’acqua, pressing del Consiglio: «Stop al canale e soldi alle bonifiche»

Esultano i «No Canal», anche se si attende il via libera definitivo di Expo spa. E la Lettonia si ritira: padiglione troppo caro di Luca Zorloni

Un bozzetto del padiglione della Lettonia per l’evento di Milano

Un bozzetto del padiglione della Lettonia per l’evento di Milano

Milano, 31 gennaio 2015 - Dopo un anno e mezzo di cortei, proteste e occupazioni dei comitati «No Canal», il consiglio comunale di Milano dà il via libera al «taglio» della Via d’acqua sud. Appalto travagliato, presentato come il naviglio del terzo millennio, ridotto prima a un canale di scolo e poi a una tubatura, infine commissariato per via della bufera giudiziaria che si è abbattuta sull’ex patron della ditta vincitrice, la Maltauro. Passa a larga maggioranza l’ordine del giorno firmato da Ruggero Gabbai, presidente Pd della commissione consiliare Expo, e dai colleghi di partito Rosario Pantaleo e Carlo Monguzzi. Nel documento si chiede di limitare i lavori a una messa in sicurezza del sito di Expo, stornando gli investimenti per l’emergenza idrogeologica a Milano e la bonifica dell’ex cava Quarenghi, un terreno inquinato dove corre la Via d’acqua.

I «No Canal» restano sul chi va là: manca, nero su bianco, l’indicazione a loro più cara, ovvero lo stop del canale all’imbocco del fiume Olona, prima di scavare nei parchi cittadini. L’ultima parola però spetta a Expo spa. E alla relazione tecnica di Metropolitana milanese, attesa per le prossime ore: dovrà sancire se l’ennesimo cambio di progetto è possibile.

Ieri i consiglieri della commissione Expo hanno visitato il sito di Rho-Pero. E hanno appurato che, almeno sul versante dell’uscita del canale dal parco espositivo, gli scavi procedono. La visita al maxi-cantiere era stata chiesta tempo addietro dai colleghi dell’antimafia ma negata dal commissario unico, Giuseppe Sala, perché Expo spa aveva l’urgenza di mettere al riparo i lavori dai ritardi. Poi l’invito ieri mattina. «Abbiamo visto una piccola città che lavora», racconta Rosaria Iardino, in quota Pd. «Ci sono molti padiglioni interessanti. Ci auguriamo che anche i contenuti siano dello stesso livello», osserva il consigliere di Forza Italia, Andrea Mascaretti. I numeri del sito: 3.500 operai, che già nei prossimi giorni arriveranno al tetto dei quattromila perché partono gli allestimenti dei cluster (i padiglioni tematici), tre turni di lavoro, specie per le opere più complesse, come Palazzo Italia, quattro Paesi in ritardo.

Di questi però, uno ha deciso di mollare la spugna: si tratta della Lettonia. Riga si ritira dall’Expo di Milano. Il motivo? Lo stanziamento da oltre sei milioni di euro pesa troppo sulle casse pubbliche, almeno secondo il nuovo ministro dell’Economia, Dana Reizniece-Ozola. Secondo quanto riferiscono i media locali, la politica 33enne, già campionessa internazionale di scacchi a 21, ha convinto il governo lettone a fare un passo indietro, nonostante fosse stato proposto un piano B per sostituire il padiglione a forma di albero, simbolo delle foreste che coprono il 40 per cento del territorio, con un bosco, tagliando così i costi.

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