Milano, tra bivacchi e latrine a cielo aperto. I fantasmi della stazione Centrale

Viaggio tra i senzatetto: in maggioranza sono giovani immigrati provenienti dall’Africa. Dove sorgevano attività artigianali oggi ci sono gli accampamenti degli sbandati. E la gente ha paura

Tra bivacchi e latrine a cielo aperto  I fantasmi della stazione Centrale

Tra bivacchi e latrine a cielo aperto I fantasmi della stazione Centrale

Milano, 30 aprile 2023 – Un uomo rovista dentro un cestone dell’immondizia. Con le unghie di una mano squarcia un sacchetto di plastica. "Vivi qui?". Silenzio. "Da dove vieni?". Tace ancora. Alla domanda riformulata in inglese risponde "Gambia". Alza gli occhi per un istante e poi fissa di nuovo la spazzatura. A caccia forse di qualcosa di commestibile o di oggetti da rivendere per racimolare qualche euro. Poi non dice più nulla.

È sabato mattina a Milano e chi non è mai stato sotto i tunnel della stazione Centrale forse non immagina che gli incontri di questo tipo, in quei lembi di terra che sembrano essere un mondo a sé, lontano anni luce dalla città dell’Expo e che si prepara alle Olimpiadi 2026, siano la realtà quotidiana. Il ’cercatore’ è all’altezza di via Varanini. Indossa jeans scuri e un giaccone imbottito dello stesso colore. Ai piedi, scarpe da ginnastica. Poco più avanti, sotto la galleria gemella in corrispondenza di via Fratelli Lumière, alcuni metri di marciapiedi sono occupati da accampamenti di fortuna vicino alle auto in sosta. Ce ne sono cinque, in sequenza. Materassi, stracci, resti di cibo. Sull’asfalto, i cocci di una bottiglia di birra.

Un’altra violenza: donna disabile stuprata in una tenda

I passanti si tengono alla larga e camminano dall’altro lato se hanno necessità di attraversare i tunnel. "Anche perché la reazione di questi ’personaggi’ è sempre imprevedibile. Molti sono sotto effetto di alcol o droghe e si alterano anche solo vedendo qualcuno avvicinarsi", commenta un residente. E non è raro che i finestrini delle auto vengano rotti da chi cerca dentro gli abitacoli qualcosa da poter rivendere. Anche in pieno giorno si vedono persone stese sui materassi, avvolte nelle coperte. Da sotto un piumone lercio spunta un piede. Poco più in là, nell’ombra, ecco gli altri mini accampamenti che hanno per soffitto la volta della galleria. I bivacchi sono quelli di senzatetto ma anche di persone che vivono di furti e rapine; tra loro, a quanto pare c’era anche Fadil M., marocchino di 26 anni accusato di aver violentato una turista di 35 anni venerdì mattina dentro un ascensore della stazione.

Sottopassi rifugio anche di Abrahman Rhasi, marocchino di 23 anni finito in manette per aver accoltellato sei passanti a scopo di rapina nelle vie attorno alla stazione lo scorso 6 marzo. A distanza di neanche due mesi, lo scenario è sempre lo stesso: i rifugi di fortuna sono ancora realtà. Si riformano. Nonostante i tentativi di indirizzare i senza dimora nei centri di accoglienza e le pulizie dei marciapiedi. "L’etnia più presente è quella nordafricana – fa sapere Mario Furlan, fondatore e presidente dei City Angels –. Al secondo posto gli uomini dell’Est. Poi altre nazionalità". Fuori dai tunnel, certi tratti sembrano latrine e bisogna camminare facendo lo slalom. In questo contesto stonano persino le poesie che qualcuno ha appeso in corrispondenza degli accessi di alcuni vecchi magazzini della stazione, un tempo animati da attività artigianali.

Ma i ’fantasmi’ non sono solo sotto i tunnel della stazione: ogni punto che offra un minimo riparo diventa meta privilegiata di chi non ha nulla. "Succede spesso attorno alle stazioni – riflette Angelo Cappellina, presidente del Gruppo FAS, Ferrante Aporti Sammartini –, che sono i luoghi di chi deve andare da qualche parte ma che diventano paradossalmente anche i luoghi di chi non ha un posto dove andare. I due estremi". Bivacchi che si estendono anche nelle aree limitrofe come quella di via Vittor Pisani, tra la stazione e la zona di Repubblica: sotto i porticati non mancano mai cartoni e coperte. Con sopra i ’proprietari’. Altri invisibili.