Milano si risveglia arancione, strade invase: la voglia di shopping batte l’incubo contagi

Negozi riaperti dopo il lockdown, tutti a caccia di sconti e regali. Sorridono i commercianti: si vende, ma se ci richiudono è la fine

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di Annamaria Lazzari

Zona rossa addio, in Lombardia come in Piemonte riaprono i negozi e torna lo struscio. E, chi può, si permette la corsa allo shopping. La domenica si colora di arancione e i milanesi in primis si sono ripresi la "città da bere", che aveva perso il suo smalto dinamico sbiadita dal grigiore del lockdown. Ieri si è tornati a percorrere i marciapiedi in lungo e in largo. Le principali vie dello shopping, a partire da corso Vittorio Emanuele, sono tornate a ripopolarsi con la libertà di girare di giorno senza l’obbligo di avere un’autocertificazione. Sorridono i commercianti dei 12mila negozi che hanno potuto riaprire l’attività, senza alcuna distinzione, dopo il periodo di fermo forzato da inizio novembre, anche se pesano l’assenza dei turisti stranieri e le difficoltà economiche di chi sente mordere la crisi. E le luminarie per il Natale hanno riportato anche la magia. Federica Marciano esce dalla Rinascente – lo storico grande magazzino di dieci piani consacrato allo shopping di lusso in piazza Duomo – elegantissima e carica di tre mega sacchetti: "Tutti addobbi natalizi per la mia nuova casa, ho speso 200 euro. Il timore per i contagi rimane, ma ha vinto la voglia di tornare a fare shopping. A me procura una forma di gioia, alla città dà la parvenza di essere tornata alla sua natura elettrica".

Corso Buenos Aires è la ’Fifth Avenue’ meneghina e in quasi due chilometri concentra oltre 350 vetrine fra moda, calzature, accessori con tanti sconti per l’ultima coda del Black Friday. Sorride Gianluca Filipponi, con 100 euro è riuscito ad acquistare due paia di scarpe e due giacche proprio in corso Buenos Aires, fra le passeggiate commerciali più lunghe d’Europa. Felice di aver ripreso a lavorare è Matteo Mutinelli, titolare di una storica cappelleria (dal 1888) all’inizio della strada. Nel periodo più nero faceva fatica addirittura ad alzarsi dalla sedia, ieri sembrava un grillo mentre illustrava la bellezza di un modello in feltro con ala grande (per lei) e di una coppola irlandese (per lui). "Tre settimane di chiusura sono state fonte di grande frustrazione e di perdita di fatturato. Da qui in avanti si entra nel vivo della partita: se perdiamo le prossime settimane ci giochiamo l’anno e qualcuno anche l’attività".

Nessuno si illude che tutto sarà subito spumeggiante per la metropoli come prima del Covid-19. Per la giornata di ieri i calcoli li ha fatti Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa di vie di Confcommercio (e di Ascobaires): "Non ci sono state spese folli. Lo scontrino medio oscilla fra 80 e 90 euro. In media a Milano i negozi registrano il 15% in meno rispetto a un anno fa". Per quanto riguarda il periodo natalizio l’Ufficio Studi di Confcommercio di Milano, Lodi, Monza e Brianza stima un calo del 20,3% dei consumi rispetto al 2019. Saranno molti meno i soldi della 13esima spesi per gli acquisti: 2 miliardi e 716 milioni di euro contro i 3 miliardi e 408 milioni dello scorso anno (-692 milioni). "Sarà senza dubbio un Natale molto difficile", ha messo le mani avanti Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano.

Per Giampaolo Mignone che da 30 anni ha un negozio di calzature in via Torino – a due passi dal Duomo – il calo di fatturato della giornata di ieri è stato del 50% rispetto a un anno fa: "I turisti erano la metà dei nostri clienti, oggi sono scomparsi. Alcuni milanesi hanno paura di uscire. Però chi entra in negozio non perde tempo: comprano quasi tutti".