Venerdì 19 Aprile 2024

Milano anno zero, un capo ‘straniero’ in procura

Il Csm sceglie la linea della discontinuità col passato e nomina Viola, ex procuratore di Firenze. Sulla soluzione esterna pesano gli ultimi veleni

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di Anna Giorgi

"Habemus papam", straniero per la prima volta, dal lontano 1970 quando era toccato a Giuseppe Micale, da Novara. ll plenum del Csm ha approvato ieri con 13 voti la nomina di Marcello Viola, 65 anni, nuovo procuratore capo di Milano, ex procuratore generale di Firenze. In suo favore si sono espressi i quattro consiglieri togati di Magistratura indipendente, la corrente a cui Viola è iscritto, i sette laici, i consiglieri Sebastiano Ardita di ’Autonomia & Indipendenza’ e Nino Di Matteo. I tre voti della corrente di ’Unità per la costituzione’ sono andati, invece, al procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, mentre il procuratore aggiunto di Milano, Maurizio Romanelli, ha avuto cinque voti dei consiglieri di Area e uno di Ilaria Pepe della corrente A&I. Viola sostituisce Francesco Greco, in pensione da novembre, ultimo ’figlio’ della procura milanese a salire al vertice di Palazzo di giustizia, come voleva la tradizione. Finora il Csm aveva sempre preferito candidature interne all’ufficio, ma le faide scoppiate negli ultimi tempi, casus belli i verbali dell’avvocato siciliano Piero Amara sulla ’loggia Ungheria’ e l’indagine sul falso complotto Eni, avevano avvelenato i corridoi e inquinato i pozzi. Soprattutto al quarto piano, quello della procura, al punto che le gestione Greco era finita con una inchiesta a Brescia (competente su Milano) che aveva coinvolto lui e gli stessi magistrati che avevano indagato sull’affare Eni. Perfino i tre mesi di interregno dell’aggiunto Riccardo Targetti (andrà in pensione fra 6 giorni) erano già funestati da polemiche che avevano fatto parlare, un nome fra tutti, l’aggiunto Fabio De Pasquale, di un "insostenibile clima punitivo".

Ecco il senso, quindi, di un "anno zero", di una rottura necessaria di tradizioni che calzavano in tempi storici diversi e che già avevano cominciato a scricchiolare quando a dirigere la procura c’era Edmondo Bruti Liberati. Ecco quindi il senso, per il Csm, di Marcello Viola al vertice di Milano, uomo di grande esperienza, estraneo a tante logiche. Era stato coinvolto di striscio sul caso Palamara, il ras delle correnti aveva fatto il suo nome per la procura di Roma, ma l’istruttoria provò che lui era estraneo a qualsiasi accordo illecito. "Sono onorato e ringrazio il Csm per questa nomina così importante – ha detto Viola –. Rivolgo un pensiero a Paolo Borsellino con cui c’era un rapporto personale di grande affettuosità, lo considero il mio grande maestro".

Viola, nato a Caltanissetta, è in magistratura dal 1981: ha iniziato la carriera a Palermo, tirocinante del giudice Rocco Chinnici, il padre del pool antimafia ucciso nel luglio 1983. È stato tra l’altro pm a Palermo e procuratore capo a Trapani, fino ad approdare, nel 2016, alla procura generale di Firenze.