Migranti, stretta Ue su Minsk Muro della Polonia al confine

La reazione di Lukashenko: "Raggiunto il limite, risponderemo alle sanzioni". I lavori per la barriera anti profughi partiranno il mese prossimo

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VARSAVIA (Polonia)

Un muro per contenere la pressione dei migranti. Alla Polonia non basta l’inasprimento delle sanzioni deciso dall’Unione europea nei confronti della Bielorussia. Varsavia ha annunciato la costruzione di una barriera al confine con l’ex Stato sovietico. I lavori partiranno il mese prossimo e saranno completati nella prima metà del prossimo anno. "L’impegno che dobbiamo portare avanti è un investimento assolutamente strategico e prioritario per la sicurezza della nazione e dei suoi cittadini", ha spiegato il ministro dell’Interno, Mariusz Kaminski. Il Ministero ha affermato che i contratti saranno firmati entro il 15 dicembre e che i costruttori lavoreranno 24 ore al giorno su tre turni. Il muro ha un costo stimato di 353 milioni di euro e si estenderà per 180 chilometri, circa la metà della lunghezza totale del confine tra Polonia e Bielorussia.

Intanto, i ventisette ministri degli Esteri europei riuniti a Bruxelles hanno approvato una stretta. "Continuiamo ad affrontare un’aggressione ibrida contro le frontiere europee. Studiamo tutte le opzioni possibili per bloccare il regime bielorusso di Lukashenko dall’attaccarci e dall’attaccare la sua popolazione", ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri. "Abbiamo approvato un nuovo quadro di sanzioni che ci permetterà di colpire tutte le persone coinvolte nei flussi migratori dalla Bielorussia", ha annunciato senza tuttavia fornire nomi. "Entreranno in vigore nei prossimi giorni", ha precisato il capo della diplomazia europea, convinto che "Lukashenko agisca in questo modo perché conta sull’appoggio di Mosca".

I diplomatici hanno spiegato che le nuove sanzioni dovrebbero colpire circa 30 funzionari bielorussi, la compagnia aerea statale Belavia, che rischia di perdere 17 aerei sui 30 concessi in leasing dall’Irlanda, e le agenzie di viaggio.

La reazione di Minsk non si è fatta attendere. "Risponderemo alle sanzioni. Combatteremo. Abbiamo raggiunto il limite. Io non scherzo", sono state le parole del dittatore bielorusso. Eppure, ieri mattina, Lukashenko sembrava voler abbassare la tensione, annunciando di essere pronto a rispedire i migranti in patria e assicurando di non volere un conflitto al confine. Mentre, parlando con Borrell, il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makel aveva garantito l’accesso alle agenzie Onu per l’assistenza ai richiedenti asilo assiepati al gelo al confine. Ma una concreta de-escalation appare lontana. E decisivo sarà il

ruolo del convitato di pietra al tavolo della crisi: Vladimir Putin. I Paesi dell’Est Europa intanto sono in fibrillazione, anche perché sul confine ucraino continuano ad ammassarsi le truppe

moscovite. "Le provocazioni della Russia preoccupano, si fermi", ha avvertito il numero uno della Nato Jens Stoltenberg. E

la Lituania si è spinta a chiedere una no fly zone sull’aeroporto di Minsk. Nel frattempo continuano ad ammassarsi al confine polacco centinaia di persone che sognano di raggiungere, a qualunque costo, l’Unione europea.

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