Giovedì 25 Aprile 2024

Traffico di migranti, la Finanza sequestra 'tesoro' da 3 milioni

Un sodalizio criminale gestiva sbarchi con gommoni veloci dalla Tunisia alla Sicilia: 14 fermi. "Business da tremila euro a tratta". Sigilli a tre aziende del Trapanese: un ristorante, un cantiere nautico e un'azienda agricola

Il ristorante sequestrato a Mazara del Vallo (Ansa)

Il ristorante sequestrato a Mazara del Vallo (Ansa)

Palermo, 15 gennaio 2019 - Traffico di migranti tra Tunisia e Sicilia con gommoni veloci gestito da un sodalizio criminale. E' quanto scoperto dalla Guardia di Finanza che ha eseguito 14 provvedimenti di fermo nei confronti di italiani e stranieri. Sequestrato anche un 'tesoro' dal valore di 3 milioni di euro. La banda reclutava i profughi e raccoglieva grosse somme di denaro per la traversata: fino a 3.000 euro. 

"PROGETTO' ATTENTATO A CARABINIERI" - Il tunisino ritenuto a capo dell'organizzazione che gestiva i viaggi di migranti, Fadhel Moncer, aveva progettato un attentato dinamitardo a una caserma dei carabinieri. Già arrestato nel 2012 per un traffico di armi e droga tra Francia e Italia, aveva intenzione di far saltare in aria la caserma, solo le manette gli impedirono di portare a termine il piano.

MIGRANTI_36268814_104316

L'INDAGINE - I componenti del clan sono accusati a vario titolo di sfruttamento dell'immigrazione clandestina, contrabbando di tabacchi lavorati e fittizia intestazione di beni e attività economiche. L'indagine dei finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, in collaborazione con personale dello Scico e dei Comandi Provinciali di Trapani e Agrigento, nonché del Reparto Operativo Aeronavale, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. L'inchiesta è stata coordinata dall'aggiunto Marzia Sabella e dal pm Gery Ferrara.

I BENI SEQUESTRATI - Alcuni indagati sono stati bloccati nel porto di Palermo, mentre erano in partenza per la Tunisia, con denaro contante per oltre 30mila euro. Contestualmente sono state sequestrate 3 aziende del trapanese riconducibili al capo dell'organizzazione (un ristorante, un cantiere nautico e una azienda agricola), nonché diversi immobili, automezzi, due pescherecci, denaro contante e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

IL MODUS OPERANDI - L'organizzazione rubava natanti e motori, già usati per i viaggi verso l'Italia e sequestrati dalla Finanza, e acquistava tabacchi di contrabbando che poi portava in Sicilia e rivendeva grazie alla rete di distribuzione che aveva nei mercati rionali palermitani. La banda usava gommoni carenati, dotati di potenti motori fuoribordo, con i quali era in grado di coprire il tratto di mare che separa le due sponde del Mediterraneo in poche ore, trasportando, per ciascuna traversata, dalle 10 alle 15 persone. Il business aveva portato enormi guadagni reinvestiti, tra l'altro, nell'azienda agricola di Marsala, nel cantiere nautico di Mazara del Vallo e nel ristorante. Secondo gli inquirenti, l'organizzazione era in grado di cambiare rotte e modalità dei viaggi sfruttando la vicinanza dell'isola di Lampedusa alle coste tunisine, la disponibilità di due pescherecci italiani particolarmente attivi sul tratto di mare che separa l'isola italiana dalla costa africana e grazie alla complicità di italiani in grado di eludere i controlli delle forze dell'ordine e far allontanare dalla costa i profughi una volta sbarcati.