Giovedì 25 Aprile 2024

Migranti, Lukashenko ricatta la Ue Venti di guerra Polonia-Bielorussia

Migliaia di rifugiati spinti nei boschi al confine tra i due Paesi. Varsavia attacca: "Dietro tutto c’è Putin"

Migration

di Alessandro Farruggia

I migranti usati come “arma non convenzionale“. A parecchie migliaia di disperati – iracheni, afghani ma anche africani – sono stati concessi dalla Bielorussia dei visti turistici per giungere a Minsk e da lì essere portati al confine polacco da dove sono ora spinti a tentare di entrare nell’Ue. La crisi è stata creata artificialmente dal regime di Lukashenko che ha architettato la rappresaglia per le sanzioni imposte dall’Ue dopo le politiche illiberali e liberticide delle autorità bielorusse e la repressione delle proteste popolari che contestavano l’esito delle elezioni presidenziali.

In una sessione d’emergenza al Parlamento di Varsavia, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha puntato il dito direttamente sul padrino di Minsk, Vladimir Putin, che solo poche ore prima aveva parlato al telefono con Lukashenko. "Oggi sono in gioco – ha detto – la stabilità e la sicurezza dell’Europa, questo attacco del regime di Lukashenko è rivolto a tutti noi e ha il suo mandante a Mosca, è Vladimir Putin". Alla frontiera di KuznikaBruzgi, dove bivaccano con temperature glaciali e poco cibo, i migranti sono – a seconda delle fonti – da 2 a 4 mila, tra cui donne e bambini, ma secondo i servizi polacchi altri 12-15 mila si troverebbero nel resto della Bielorussia. L’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) hanno chiesto a Polonia e Bielorussia che sia garantito l’accesso umanitario ai migranti. Nel frattempo i paesi vicini sono preoccupati. Ieri la Lituania ha deciso di dichiarare lo stato di emergenza al confine la Bielorussia, per un mese.

"È inaccettabile l’uso dei migranti come tattica ibrida", accusa il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e tutta l’Ue è mobilitata a fianco di Varsavia, mettendo per ora in pausa le recenti dure polemiche con il governo polacco. È al calor bianco la tensione al confine tra Bielorussia e Polonia e il rischio è di un’escalation che porti a scontri di confine tra i 12 mila soldati mandati da Varsavia a difendere il confine – che saranno rafforzati da altri due battaglioni – e le forze bielorusse. "Dobbiamo essere pronti a respingere tutte le azioni contro di noi, quelle che prevediamo e quelle che non sappiamo e che ancora non ci immaginiamo", ha detto il premier polacco mentre il portavoce del governo, Piotr Muller, ha detto che il suo governo "si attende una escalation che porterà all’uso delle armi". Il portavoce dei servizi segreti di Varsavia, Stanislaw Zaryn, ha denunciato che "i soldati bielorussi hanno aiutato i migranti a distruggere le barriere al confine e che hanno sparato in aria simulando situazioni pericolose per spingere i migranti a entrare in Polonia".

Dura la risposta di Lukashenko: "La Bielorussia non si metterà in ginocchio davanti all’Europa". I ministro della Difesa bielorusso ha intanto convocato l’attaché militare dell’ambasciata polacca a Minsk per protestare contro le accuse di Varsavia.

Con la Polonia ci sono sia l’Ue che la Nato e gli Stati Uniti. "L’uso di migranti vulnerabili va al di là del disprezzo", ha accusato il presidente dl Consiglio Europeo Charles Michel. "Ai migranti che vengono attirati in Bielorussia – ha sottolineato portavoce del Seae, Servizio europeo Esteri, Peter Stano – viene promesso un facile ingresso nell’Ue e naturalmente loro lo usano: fa parte dell’approccio inumano, da gangster, del regime di Aleksandr Lukashenko". E non sono solo parole al vetriolo.

Il Consiglio dell’Ue ha sospeso ieri lo schema di facilitazione dei visti per gli esponenti del regime di Minsk e oggi al Coreper verrà discusso un nuovo pacchetto di sanzioni. L’approccio è sollecitato in particolare da Berlino e Parigi, che esortano Bruxelles ad agire. Ma per ora Minsk non molla, forte dell’appoggio di Mosca. "La crisi – ha ribadito ieri il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov – è colpa dell’Occidente".