Martedì 23 Aprile 2024

Migranti, l'allarme degli 007: esodo da Libia e Tunisia. Affari d'oro per i trafficanti

Partenze triplicate da Tripoli rispetto al 2022, situazione esplosiva nel Nord Africa. Il generale Tricarico: troppi corpi armati coinvolti, si affidi tutto alla Guardia Costiera

Roma, 13 marzo 2023 - Gli 007 italiani temono che dalla sola Libia possano arrivare 685mila migranti. Il numero è contenuto in un rapporto settimanale inviato al governo ed è ricavato dalla presenza di irregolari presenti in un Paese che continua a essere profondamente diviso fra la Tripolitania e la Cirenaica. I media locali ignorano la notizia, come se considerassero questa massa di disperati una realtà irreversibile. Il Libya Herald apre sulle promesse del governatore della Banca Centrale Saddek El-Kaber convinto che il dinaro locale riacquisterà valore. I titoli successivi sono sulla procedura che potrebbe portare a elezioni. Addirittura in giugno se si deve credere alle previsioni della missione delle Nazioni Unite nel Paese, l’Unsmil. Eppure la cifra è presente nei tavoli interministeriale italiani e si basa su cifre incontestabili. Nel periodo compreso fra il primo gennaio e il 10 marzo gli arrivi dalla Libia sono stati 17.592, più del triplo dei 5.976 registrati nel 2022. Il rischio è che i trafficanti possano approfittare ancora di più di questa situazione. Pur di partire, molte persone potrebbero decidere di affidarsi agli scafisti per attraversare il Mediterraneo.

Migranti sopra una nave della Guardia costiera libica
Migranti sopra una nave della Guardia costiera libica

L’altro Paese che fa segnare un’impennata di partenze è la Tunisia. La Guardia costiera locale sostiene infatti di aver fermato in mare, solo nella notte fra il 9 e il 10 marzo, 1008 persone, fra le quali 954 originarie di diversi Stati dell’Africa subsahariana. Il Paese sta attraversando una grave crisi economica (l’inflazione supera il 10 per cento) e il presidente Kais Saied ha annunciato "misure urgenti" contro l’immigrazione illegale di persone arrivate dall’area subsahariana e dalla Nigeria. Il presidente nei giorni scorsi ha accusato i profughi di voler trasformare la Tunisia in "un Paese solo africano, che non ha alcuna affiliazione con le nazioni arabe e islamiche", e ha parlato di "orde di migranti irregolari" responsabili di criminalità e violenza. Oltre 1.700 cittadini della Costa d’Avorio su 7000 hanno chiesto di tornare in patria. Molti immigrati regolari sono stati licenziati o buttati fuori di casa. Agli irregolari resta solo la carta (e la speranza) di trovare un barcone che li porti in Europa, passando per l’Italia.

L’unico dato in controtendenza in questo precario quadro generale sono gli arrivi di minori non accompagnati, 1965 dall’inizio dell’anno. Nel 2022 erano stati 14.044. Le strutture di accoglienza italiane ospitano 109.294 persone. Nei centri gestiti dal ministero dell’interno sono 74.937. "Non è la prima volta che sentiamo circolare questi numeri – osserva il generale Dino Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare e presidente della Fondazione Icsa, che si occupa di Intelligence, cultura e strategia – ma bisogna analizzare le fonti dalle quali provengono. Prendiamo atto della circostanza che c’è un aumento dei numeri e che questo avviene in una stagione non propizia agli spostamenti".

"Quello che mi meraviglia – si chiede Tricarico – è che nessuno ponga la domanda cruciale. Che cosa ci fanno tutti questi corpi armati in mare? Per esempio che cosa c’entra la Guardia di finanza che è un organo di polizia finanziaria? Bisogna razionalizzare. Si affidi tutto alla Guardia Costiera. Con la fondazione che presiedo stiamo elaborando un documento basato sul principio di salvare le vite in mare, sul fatto che ognuno faccia la parte che gli compete e su flussi regolati ed equi. Straparlare o litigare su questo tema è del tutto inutile".

Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite, sostiene che "non è possibile prevedere il numero di persone che potrebbe partire dalla Libia", perché la decisione di lasciare il Paese "dipende da dinamiche mutevoli e non quantificabili".