Migranti, il sindaco di sinistra che striglia il Pd: "Basta ideologia, servono regole"

Il primo cittadino di Agrigento (Lillo Firetto) e la gestione degli arrivi: noi troppo soli, lo Stato deve fare lo Stato. Nella sua città i locali per la quarantena sono stati allestiti sopra i negozi: "Il rischio sanitario aumenta"

Migration

Lillo Firetto, sindaco di Agrigento, è un moderato, non "un gridaiolo", come si autodefinisce. Ma, sulla gestione dei migranti, "il vaso è colmo". Servono regole: "Lo Stato faccia lo Stato".

Sindaco Firetto, com’è la situazione lì?

"Se avessimo avuto qualche germe di intolleranza nel nostro Dna saremmo stati un problema per il Paese. Non è stato così, ma ora viviamo una condizione di particolare fragilità che viene percepita dai cittadini, il vaso è colmo. Serve una considerazione diversa di questi territori, lo Stato faccia lo Stato".

Cosa intende?

"Non è possibile che persone arrivino fin sotto le coste con i barchini, scappino dalle aree dove si fanno triage e tamponi per il Covid-19 e si infilino in città. Non si arriva così in uno Stato. È successo anche in questi giorni che i migranti giunti a Porto Empedocle siano poi sciamati verso Agrigento, evadendo ogni controllo. Non mi piace parlare di confini, ma qui manca un ordinato filtro sui confini".

Parla al Pd?

"Non sono iscritto al Pd e non condivido la posizione di chi, come il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, dice che di immigrati ’più ce n’è e meglio è’. Ma non condivo neppure chi dice: ’Aiutiamoli a casa loro’. Riconosco il diritto alla mobilità, ma servono regole e che siano rispettate. Il Pd non si fermi al principio ma lo declini concretamente, in modo organizzato, altrimenti il sistema va all’aria".

Ad esempio?

"Non è possibile individuare strutture per la quarantena dei migranti nel bel mezzo delle città, come sta accadendo ad Agrigento: sotto i negozi e sopra i locali della quarantena. La gente non può entrare nei negozi perché, da sopra, si fanno una serie di attività di disturbo".

Teme nuovi focolai legati ai flussi?

"C’è un tema di sicurezza sanitaria, l’immigrazione, se non la governi, è tra le fonti di focolaio. La gente viene fuori da tre mesi di lockdown, siamo stati la provincia che ha registrato il numero più basso in assoluto di contagi in Sicilia e ora per questi episodi veniamo additati come zona rossa. Le prefetture non possono andare per conto loro, ma devono concordare le decisioni coi sindaci. Altrimenti – è il caso dell’immobile ad Agrigento – lo Stato non fa lo Stato ma crea problemi ai sindaci".

C’è anche un aspetto economico...

"Ho appena scritto una nota alla ministra Lamorgese: non possiamo stare in una morsa, abbiamo l’esigenza di essere ristorati su alcune questioni. Non è sopportabile che non ci diano mezzi per controllare il litorale balneare. Abbiamo costi vivi alti per il lavoro dei vigili urbani, per lo smaltimento dei rifiuti che pagano i cittadini, non la fiscalità generale. Lo sa che, per il sovraccarico di costi dovuto al mantenimento dei minori stranieri non accompagnati, abbiamo rischiato il default del Comune? Noi vogliamo rispondere con gli strumenti dello Stato e certo non abbiamo bisogno di sciacalli che vengano qua a lucrare consensi per le loro fortune politiche".