Migranti, il governo tira dritto: "Reazione scomposta. Il sostegno Ue è inesistente"

Palazzo Chigi: non arretreremo di fronte al ricatto sui migranti, le regole vanno rispettate. E Piantedosi snocciola i numeri: 90mila arrivi quest’anno, i ricollocati saranno solo 8mila

Roma, 11 novembre 2022 - ​Il governo tira dritto e risponde a muso duro all’attacco "scomposto" della Francia: "Il nostro torto? Chiedere di rispettare le regole – dicono a Palazzo Chigi – non abbiamo cercato lo scontro, ma non arretreremo". Si sa: nella maggioranza ci sono sensibilità diverse. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, avrebbe preferito una maggior cautela diplomatica. Parlando di "reazione spropositata" di Parigi, l’azzurro ammette un’azione quantomeno maldestra dell’Italia, che ha dato fuoco alla miccia. Dopo un accordo discreto tra capi di governo, non si rivendica una vittoria quasi militare sul campo. Se n’è discusso in consiglio dei ministri in sua assenza, ma la linea di Giorgia Meloni è stata fin dall’inizio drastica.

Il titolare del Viminale Matteo Piantedosi, 59 anni. Sullo sfondo, Giorgia Meloni (45)
Il titolare del Viminale Matteo Piantedosi, 59 anni. Sullo sfondo, Giorgia Meloni (45)

Ad illustrarla il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: "Altro che solidarietà Ue, finora l’Italia ha affrontato da sola il problema. Quest’anno sono sbarcate quasi 90.000 persone. Tredici paesi europei si sono impegnati a ricollocare circa 8.000 persone. Finora ne sono state ricollocate in tutto 117. A fronte di questo si vuole imporre il principio che noi siamo l’unico approdo d’Europa per gli immigrati illegali". A dargli manforte, il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari, considerato l’alter ego della premier: "Se guardiamo le navi delle Ong, il porto più sicuro è la Tunisia, in Europa è Malta. L’Italia non ha obblighi superiori a quelli francesi. Ma i Paesi europei hanno stabilito che si deve sbarcare qui e non ci possono essere spostamenti. Vogliamo porre la questione in modo sereno, e far rispettare la legge".

Una strategia suggerita da diverse considerazioni: la convinzione che la Francia di Ventimiglia non abbia le carte in regola per giudicarci. La certezza che gli interessi comuni di Roma e Parigi nelle partite europee siano troppo importanti per saltare. E la necessità di tener saldo almeno uno dei vessilli con cui la destra si è presentata alla urne e ha vinto le elezioni. I lavori preparatori della manovra provano che sui fronti economici si potranno fare solo passetti minimi. Ecco perché la premier, sotto questo aspetto, non è molto distante dal ruggente Salvini. Né stupiscono le voci di una certa irritazione di Giorgia verso Piantedosi (che martedì parlerà della vicenda migranti alla Camera) perché ritiene che abbia complicato le cose con la mossa di far scendere dalle navi i fragili: "Ovvio che messa così diventano tutti deboli".

Cosa ne pensi il capo dello Stato è ignoto. Mattarella per ora ha scelto di non parlare. Segue con preoccupazione la vicenda, sa quanto delicati e nevralgici siano i rapporti con la Francia ma non intende permettere che il nostro Paese venga attaccato con tale virulenza. Troverà modo di farsi sentire nei prossimi giorni, forse oggi stesso a Maastricht: è previsto un suo intervento. Qualche indizio l’ha lanciato ieri incontrando il premier olandese Mark Rutte: "Le sfide che si affrontano richiedono un impegno comune". Intanto, le minoranze profetizzano una crisi enorme con la Francia. Saranno i prossimi giorni a dire se hanno ragione loro o la maggioranza convinta che la tempesta sia di dimensioni molto più limitate di quanto non appaia.