di Giovanni Rossi Ogni giorno in Ucraina si formulano ipotesi e si registrano fatti: il comune denominatore è che sono eclatanti. I treni di Kharkiv zeppi di cadaveri dell’Armata Rossa, accatastati dentro vagoni frigo che Mosca non reclama, contendono la vetrina dell’orrore alla sensazione che Vladimir Putin voglia spingere le sue truppe in Transnistria, tra i russofoni della Moldavia, per incendiare un altro confine. Denunce di parte. Sono Kiev e Washington a parlare ma con prove o argomenti che appaiono solidi. Ben oltre la rituale propaganda. "Mentre la Russia sfila sulla Piazza Rossa, migliaia di suoi soldati morti sono ammucchiati in sacchi su treni frigorifero", certifica su Twitter Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli Interni ucraino, citando il servizio di Al Jazeera English. Secondo l’alto funzionario, "i russi rifiutano di prendere i cadaveri, così l’Ucraina potrebbe anche doverli seppellire a spese proprie", è la denuncia interessata ma non priva di logica. Per quanto la Russia sia immensa, di fronte al protrarsi del conflitto oltre ogni attesa, di tutto ha bisogno il Cremlino meno che di punteggiare il paese di funerali ortodossi sotto i campanili a cipolla o di riti funebri islamici per i soldati partiti dalle steppe asiatiche. Oggi più che mai, nel cinismo di Mosca, meno morti tornano a casa e meglio è. E i cadaveri russi, secondo Kiev, sono almeno 26mila, inclusi 317 alti ufficiali e una dozzina di generali. Altro che i 15mila caduti sinora ammessi tra imbarazzo e contorsioni. Non dare una bara ai propri soldati appare quindi scelta strategica al di là di ogni plausibile carenza logistica. "Troviamo corpi per le strade, nelle case, insepolti o nelle discariche. Quando si ritirano, i russi non raccolgono i caduti. Questo testimonia ancora una volta la loro etica, i principi e le regole di guerra", è l’accusa di Oleg Sinegubov, ...
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