Rebellin come Michele Scarponi. L'appello del fratello: "Fermate la strage sulle strade"

Il campione marchigiano di ciclismo venne ucciso da un furgone nel 2017 mentre si allenava. I numeri choc dell'Asaps

Roma, 30 novembre 2022 - Davide Rebellin come Michele Scarponi, l'Aquila di Filottrano (Ancona), il campione investito e ucciso da un furgone mentre si allenava nelle strade del suo paese sulle colline marchigiane, era il 2017.

"Oggi non riesco a parlare... Davide correva con Michele...”, è sgomento al telefono il fratello Marco Scarponi, che della sicurezza stradale con la sua Fondazione ha fatto un impegno quotidiano.

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"Fermate la strage, salviamo queste vite"

L'appello è diretto, disperato: "Usiamo tutti i mezzi a disposizione. Fermiamo la strage, salviamo queste vite”. “Con la Fondazione - si racconta - andiamo tutti i giorni nelle scuole, stiamo formando gli educatori. Ma l’Italia non vuole affrontare il problema, faccio anche fatica a parlarne oggi...  È come se Michele fosse stato ucciso un’altra volta. Servono i fatti, che invece non arrivano. Non c'è una visione di una mobilità alternativa. Solo rassegnazione, sorrisi e pacche sulle spalle. Che però alla fine tradiscono”.  Invece “la violenza sulla strada esiste, è un tema da affrontare, bisogna aumentare i controlli, tornare sui media, se ne parla pochissimo. Bisogna sensibilizzare. Ridurre la velocità è fondamentale, siamo il Paese con più auto in Europa. L’auto è un’arma, questo è un messaggio che si fa fatica a far passare. Sulla strada dipendiamo tutti l’uno dall’altro. Invece c’è un individualismo estremo”. E come si può difendere, un ciclista? “Ci vorrebbe un’armatura da Ironman, non basta certo il casco - è l’ironia amarissima di Marco Scarponi -. Invece io voglio una strada di pace: meno auto e più bambini, meno velocità e più anziani”. 

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Il modello a cui guardare: le città a 30

Alfredo Giordani, coordinatore di #Vivinstrada - rete di associazioni sulla sicurezza e per un’altra mobilità - mette al primo punto le città a 30 - dove il numero sta per 30 km/h - e guarda a tre esempi: Pontevedra in Spagna, Oslo, da noi Olbia.

"La città a 30 - chiarisce - è un concetto diverso della zona a 30. Vuol dire avere aree pedonali, ridurre gli spazi per i mezzi pesanti e aumentare invece quelli per disabili, anziani, bambini, pedoni e ciclisti, persone che si muovono in monopattino. Vuol dire attuare un cambiamento culturale nelle persone ma anche negli amministratori per rendere più facile la vita dei fragili. Con Legambiente e la fondazione Guccione abbiamo messo questo impegno al primo punto. Al secondo: installare su tutte le auto strumenti tecnologici per il controllo della velocità. Al terzo, una legge per la tutela delle vittime e di chi resta, per i familiari".

Numeri choc

Mentre l’osservatorio pedoni dell’Asaps a inizio novembre aveva ricordato la strage silenziosa di pedoni, 28 quelli uccisi nel solo mese di ottobre, oltre 200 da inizio anno. E sono 103 i ciclisti morti sulle strade tra gennaio e agosto, "ma è solo una proiezione", avverte Luigi Altamura, comandante della polizia locale a Verona. Perché quei numeri non tengono conto di chi magari si aggrava in ospedale e non ce la fa. Nel 2021, ricorda ancora il comandante, tra i ciclisti ci sono state 220 vittime. Ma alla fine, per dirla con le parole di Marco Scarponi, i numeri hanno i volti delle persone. Allora come possiamo guardare dall'altra parte?

Michele Scarponi, l'Aquila di Filottrano, investito e ucciso da un furgone nel 2017
Michele Scarponi, l'Aquila di Filottrano, investito e ucciso da un furgone nel 2017