Giovedì 18 Aprile 2024

Michel disperato: "Non dormo più" Ursula nemmeno gli risponde

Il presidente del Consiglio europeo e l’incidente diplomatico: capisco le critiche, mi ha fregato la fretta

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di Ettore Maria Colombo

Il Sofa-gate continua a mietere vittime. La testa del presidente del Consiglio europeo rischia di cadere. Magari non subito, ma quando tra un anno scadrà il suo mandato difficilmente verrà riconfermato. La von der Leyen – che è tedesca, plurilaureata, una carriera fai-da-te, cattolica, femminista e la cui rivalità con Michel, a Bruxelles, è nota – neppure gli risponde più al telefono. E anche il Parlamento europeo affila le armi: ascolterà Michel (e la von der Leyen) alla plenaria di fine mese. La richiesta delle dimissioni, presentata dall’italiano Massimiliano Smeriglio, ha già raccolto 22 firme del Pse. Non ci saranno le dimissioni, ma una mozione di ‘censura’ gli arriverà di certo.

Lui, Michel, prova a metterci una pezza, ma non è credibile. "Non ci dormo la notte", assicura. Dal 2019 presidente del Consiglio europeo, Charles Yves Jean Ghislaine Michel (eh sì, il nome per intero è di tre nomi e due cognomi), classe 1975, primo ministro belga dal 2014 al 2019 (è stato il primo a succedere a un altro francofono come premier del Belgio: di solito valloni e fiammighi si passano il testimone), nonché erede di una famiglia politica importante (il padre è stato esponente della Dc belga per lunghi decenni, ministro e commissario europeo), si dice "dispiaciutissimo", ma fa il ‘tartufo’.

In un’intervista a un consorzio di giornali europei, esprime tutto il suo "rincrescimento alla signora von der Leyen e a tutte le donne. Vi assicuro che da allora non dormo bene la notte e che nella mia testa ho riavvolto il film dell’episodio decine di volte. Assumo la mia parte di responsabilità. Dovremo evitare situazioni di questo tipo in futuro".

Ma Michel peggiora subito la situazione: "Purtroppo, la vicenda ha contribuito a occultare la sostanza dell’incontro con Erdogan e, in questo frangente, la capacità dell’Unione di mostrare unità". Tradotto: se perdiamo punti, davanti ai turchi, sui nostri temi, è colpa altrui, non mia… Peccato che le responsabilità di Michel, ogni giorno che passa, vengono a galla. "Il protocollo lo ha deciso lui e il suo staff" hanno fatto sapere, subito, dall’entourage di Erdogan, anche se, è ovvio, per scaricare le colpe e le responsabilità.

Ma certo è che l’incidente diplomatico noto come Sofa-gate – con la presidente della Commissione Ue, von der Leyen, relegata su un sofà, mentre i suoi due interlocutori, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e lo stesso Michel, si sedevano, assai comodamente, su due poltrone – è diventato una valanga e sta travolgendo Michel. Il quale, nel tentativo di giustificarsi, se la prende con ‘la maledetta fretta’: "Ho avuto qualche secondo per decidere sull’atteggiamento da avere. Sul momento, la mia impressione è stata che una eventuale reazione avrebbe messo in dubbio il lungo lavoro diplomatico che aveva preparato la nostra visita. Inoltre, non volevo avere nei confronti della signora von der Leyen alcun atteggiamento paternalista. Detto ciò, rispetto le opinioni contrarie e capisco le critiche rivoltemi".

Toppe peggiori del buco. Michel non spiega perché non si sia seduto lui, accanto alla von der Leyen, o perché non le abbia lasciato il suo posto in poltrona, dove anzi ha corso per sedersi come si vede bene in video ormai virali sui social. Inoltre, altri particolari venuti fuori sulla cena di gala rendono chiaro che Michel non è caduto in un’imboscata, ma era in combutta con Erdogan. E Draghi che ha definito Erdogan "un dittatore"? Michel prende le distanze, fa il diplomatico, non ne condivide le parole. Si sa, Erdogan è un amico.