"Mi ha detto: uccido Chiara. Non gli ho creduto"

La testimonianza choc del migliore amico del killer 16enne. La ragazzina è stata colpita alle spalle, poi due fendenti al petto

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di Nicoletta Tempera

VALSAMOGGIA (Bologna)

Due coltellate al petto, prima che i calci in faccia la sfigurassero, avevano già segnato il destino di Chiara. Era agonizzante, Chiara Gualzetti, quando il suo adolescente assassino si è accanito su di lei, perché "non si decideva a morire". Questa la verità emersa ieri, dopo 4 ore di autopsia sul corpo della 15enne ammazzata domenica a Monteveglio, esame condotto dal medico legale Emanuela Segreto, su disposizione della procura dei minori di Bologna.

Un quadro che, dalle prime indiscrezioni, coincide con la ricostruzione, lucida e asettica, data dal giovane killer ai carabinieri di Borgo Panigale. Il ragazzo avrebbe prima colpito Chiara da dietro. Ma, compreso che così non sarebbe morta, l’ha girata, per sferrarle i due fendenti mortali al petto. "Sarà durato 20 minuti – aveva detto il sedicenne ai militari –. Mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano: a terra l’ho presa a calci, mi sono fatto male all’alluce", si era pure lamentato con gli inquirenti, prima di essere fermato per l’omicidio, premeditato, della coetanea. All’autopsia hanno partecipato i periti di parte della difesa, con la legale Tanja Fonzari, e della famiglia di Chiara, papà Vincenzo e mamma Giusi, che si sono affidati all’avvocato Giovanni Annunziata. Ora, il medico legale ha 90 giorni per depositare l’esito dell’autopsia. Che dirà quanto sia stata lunga l’agonia di Chiara, se sia stata cosciente fino all’ultimo dell’abuso che si consumava sul suo povero corpo o se un oblio pietoso ne aveva già spento la luce dagli occhi. Archiviata questa triste pratica, il corpo di Chiara potrà essere restituito all’affetto della sua famiglia. Si attende il nulla osta della Procura per poter fissare i funerali. Un momento a cui parteciperà tutta la comunità di Monteveglio. Che si è stretta, e continua a stringersi, in un lungo abbraccio ai suoi genitori.

Un affetto dimostrato anche dall’adesione, in massa, alla raccolta fondi lanciata dal sindaco Daniele Ruscigno per aiutare la famiglia a sostenere le spese legali (si può donare al sito www.ideaginger.itprogettigiustizia-per-chiara-gualzetti.html). Un atto di solidarietà, che il calderone marcio dei social riesce a trasformare in polemica. Strumentale, cattiva, sull’uso di quel denaro – già oltre 10mila euro – raccolto. Il sindaco ha deciso di rispondere, sconcertato dalla "superficialità delle cose che ho letto. Sottolineo la trasparenza e la correttezza della famiglia, che mi ha richiamato l’assoluta volontà di rendicontare ogni singolo centesimo, addirittura evitando di usare il loro conto corrente ordinario", scrive Ruscigno. I genitori di Chiara parlano di "squallide osservazioni, che peggiorano uno stato d’animo pessimo. Le cause penali hanno dei costi non indifferenti. Sono cause che possono durare anni, ma soprattutto dove si parte già sconfitti... Anche se riuscissi a ottenere il massimo della pena io ho già perso". Intanto, i carabinieri continuano a sentire amici e famigliari del giovane killer. Una sfilata di ragazzini, chiamati a rispondere su quanto successo nelle ore subito precedenti l’omicidio e dei rapporti con l’assassino e Chiara. Tra loro, anche il migliore e unico amico di lui, a cui il ragazzo aveva detto di voler uccidere Chiara. "Non gli ho creduto", ha risposto ai militari. Nei prossimi giorni, verrà sentito anche il padre del sedicenne, ancora mai ascoltato dagli inquirenti.