"Mi drogò fino al midollo e abusò di me": Genovese accusato di un altro stupro a Ibiza

I magistrati ritengono credibile la testimonianza. Un’altra ragazza sarebbe riuscita a sfuggire alle violenze

Alberto Genovese

Alberto Genovese

Una "spinta antisociale elevatissima ed un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne". Una personalità "altamente pericolosa", anche perché Alberto Genovese ha "attuato" anche con la 23enne a Ibiza "la medesima condotta già posta in essere" con la 18enne a Milano, "consistente nella ripetuta somministrazione di sostanza stupefacente, in modo da ridurla ad uno stato di incoscienza totale ed a compiere atti sessuali senza la sua partecipazione emotiva e, conseguentemente, senza che lei potesse prestare il consenso". Elementi alla base della nuova ordinanza d’arresto a carico del 43enne fondatore di startup, già in carcere per violenza sessuale, lesioni, sequestro di persona e cessione di droga. Nell’ordinanza, viene contestata a Genovese una presunta violenza avvenuta a luglio a Ibiza, ai danni di una 23enne ospite di Villa Lolita.

Respinta la richiesta d’arresto per tentati abusi sulla stessa giovane e per altri episodi, tra cui quelli denunciati dalle due ragazze (Ylenia Demeo e Martina Facchini) che hanno rinunciato all’anonimato. Genovese, con la "partecipazione" della sua fidanzata Sarah Borruso, indagata (non destinataria di misura cautelare), "abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica" avrebbe costretto la 23enne sotto effetto di cocaina e ketamina "a subire atti sessuali" il 10 luglio 2020.

"Quando ne abbiamo parlato al telefono mi ha detto che Genovese l’aveva drogata "fino al midollo", ha messo a verbale un’amica della 23enne, ascoltata dagli inquirenti. Negli atti c’è il verbale di un’altra ragazza che sarebbe "sfuggita" ad un tentativo di violenza perché conosceva il "modus operandi" del 43enne che attirava le prede sull’isola spagnola o nel cuore di Milano.