"Mi chiamo Terrone, non è un insulto". E l’ingegnere fa causa alla Crusca

Un professionista campano cita in giudizio l'Accademia: "Battaglia di iviltà contro un termine dispregiativo"

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Citati in giudizio affinché la parola "terrone" recuperi la dignità perduta. In un mondo in cui parole femminili e maschili combattono per le pari opportunità, gli Accademici della Crusca certo non si meraviglieranno se anche i ‘dispregiativi’ ambiscono ad abbattere le barriere del pregiudizio. Il fatto: con ironia quasi pirandelliana, ma con intenzioni battagliere - come anticipato dal Corriere Fiorentino -, un ingegnere di cognome Terrone ha deciso di citare di fronte al giudice l’Accademia della Crusca, chiedendo di modificare la definizione dell’epiteto utilizzato per apostrofare gli italiani del sud.

Francesco Terrone, 59enne, appunto ingegnere di Mercato San Severino in provincia di Salerno, ha fatto causa all’Accademia alfiere dell’italiano dopo aver scritto varie volte all’attenzione della stessa, con l’obiettivo di modificare la definizione di ‘terrone’ in maniera che non risulti solo dispregiativa. L’ingegnere ha parlato di ‘battaglia di civiltà’, perché "sul sito della Crusca – ha detto – c’è una lunga pagina in cui si fa la cronistoria del termine terrone usato in senso dispregiativo". Francesco Terrone ha poi specificato di essere stato egli stesso bersaglio di facili e antipatiche ironie, nonché di vere e proprie discriminazioni, nate dall’abbinamento del proprio cognome al significato negativo del termine. Seguendo il dettato dell’istituzione che elaborò il primo vocabolario italiano, ecco la voce terrone: "Nasce nei grandi centri urbani dell’Italia settentrionale con valore di ‘contadino’ e usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione caratterizzata da un’agricoltura arretrata".

L’integrazione richiesta legalmente dall’ingegnere nasce dalla propria origine nobile e sarebbe riferita al Sud come terra di latifondisti, feudatari e nobili che dettero lustro all’Italia. Il professor Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, ha commentato così la rivendicazione: "L’ingegner Terrone dice di essere stato costretto alla causa dopo tre risposte evasive da parte nostra ad altrettante sue mail. In realtà non abbiamo risposto evasivamente: abbiamo informato il signore del fatto che esiste una consulenza datata 2017, quindi prima degli eventi di cui stiamo parlando, sulla parola terrone, che si può leggere sul sito della Crusca. Chiunque può leggerla e farsi un’idea della materia del contendere, perché nelle prime quattro righe di questa voce c’è la condanna esplicita dell’uso offensivo della parola terrone".

Poi la nota prosegue con la storia dell’etimologia e, chiaramente, anche dell’uso che si è fatto in maniera scorretta dopo l’Unità d’Italia. "Fra l’altro tiriamo in ballo la contrapposizione tra ’polentone’ utilizzato al Nord e ’terrone’ per il Sud. Il signore pretendeva che noi scrivessimo cose che, in realtà, non sono di competenza della Crusca, perché noi non siamo un istituto di ricerca araldica, siamo un’altra cosa". Una storia pirandelliana.