Giovedì 18 Aprile 2024

Mezzo secolo fa la strage di Derry Quella domenica sanguina ancora

L’esercito britannico aprì il fuoco sugli attivisti dell’Irlanda del Nord. La Bloody Sunday resa immortale dagli U2

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di Luca Bolognini

Come piazza Tienanmen in Cina. Come il massacro di Sharpeville in Sudafrica. Come le cariche contro chi marciava a Selma negli Stati Uniti. La Bloody Sunday di Derry, nell’Irlanda del nord, si è consumata in meno di dieci minuti, ma ha cambiato i successivi 50 anni e il mondo. La foto del corpo senza vita di Jackie Duddy – che viene portato via da alcuni manifestanti mentre il reverendo Daly alza un fazzoletto intriso del sangue del 17enne, come se fosse una bandiera bianca improvvisata – è uno di quegli scatti che raccontano da soli l’orrore di un’epoca. Come la ragazza del Napalm. Come l’esecuzione di Saigon. Come il miliziano spagnolo.

Il 30 gennaio del 1972 gli attivisti per i diritti civili nordirlandesi avevano deciso di manifestare a Derry, come la chiamano loro (o Londonderry per gli inglesi), contro l’operazione Demetrius, che l’anno precedente aveva portato ad arresti di massa e incarcerazioni senza processo di tutte le persone sospettate di essere fiancheggiatrici dell’Ira. Le autorità avevano negato il permesso a scendere in pizza, ma questo non aveva fermato i manifestanti, prevalentemente cattolici, che – venuti in contatto con i soldati britannici – avevano iniziato a lanciare pietre. L’esercito aveva risposto coi cannoni ad acqua, i gas lacrimogeni e sparando proiettili di gomma. A questo punto un comandante dei paracadutisti disse di arrestare solo i violenti, senza inseguire gli altri. Un ufficiale ignorò la seconda parte dell’ordine e i suoi uomini sfondarono una barricata.

A questo punto, come ricostruì un’inchiesta ufficiale del governo britannico del 2010 durata 12 anni e costata oltre 170 milioni di euro, "era impossibile distinguere i manifestanti pacifici da quelli rivoltosi". La carneficina durò appena dieci minuti. Ventuno soldati esplosero 108 colpi. Tredici persone morirono quel giorno, un’altra poco dopo a causa delle ferite riportate. La prima a cadere fu il pugile Jackie Duddy, raggiunto dai proiettili mentre scappava dall’esercito inglese. L’ultimo a perdere la vita quel giorno, colorando di rosso sangue l’asfalto di Derry, fu Bernard McGuigan, un operaio di 41 anni, a cui spararono alla nuca mentre aiutava un attivista dei diritti civili, rimasto ferito, a mettersi in salvo. "La Bloody Sunday (la domenica di sangue, ndr) è stata una tragedia per chi ha perso qualcuno quel giorno e per i feriti. E una catastrofe per il popolo dell’Irlanda del Nord", scriverà Lord Saville di Newdigate, il giudice inglese responsabile dell’inchiesta.

Nessun soldato di Sua Maestà è stato ritenuto colpevole della strage. Nessuno è stato processato. Nessuno è mai stato ufficialmente identificato. Nel 1983 il gruppo irlandese U2 pubblicherà l’album War, che contiene il singolo Sunday bloody Sunday, ispirato alla tragedia di Derry. Il rullante stile tamburo di battaglia e le raffiche di chitarra elettrica si scontrano con la melodia creata dalla voce di Bono, per dare vita una delle 500 canzoni più belle di tutti i tempi, secondo Rolling Stone.

Il governo inglese ci ha messo 38 anni prima di ammettere, per bocca dell’allora primo ministro David Cameron, che il massacro era "ingiustificato e ingiustificabile". Ma le divisioni, in quella striscia di terra divisa tra Irlanda e Gran Bretagna restano ancora forti. Qualcuno, solo qualche giorno fa, si è arrampicato su un palo della luce di Derry, lungo il percorso su cui ieri hanno sfilato migliaia di persone (ma non i politici unionisti), per appendere lo stemma del reggimento Paracadutisti inglese. E allora, proprio come si chiedono gli U2, "per quanto ancora dovremmo cantare questa canzone?".