Mercoledì 24 Aprile 2024

Mezzo secolo di Frasassi: è ancora meraviglia. "Abbiamo trovato la nuova Grotta del Vento"

A quasi 50 anni dalla scoperta del paradiso delle Marche, la missione di un gruppo di speleologi ha svelato un ambiente di 80 metri. Inizialmente la squadra ha dovuto scavare dentro un buco minuscolo. E in alcuni tratti lo spazio è percorribile solo in ginocchio

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Ancona, 29 settembre 2020 - Quasi mezzo secolo dopo la scoperta del paradiso delle Marche chiamato Grotte di Frasassi, forse la storia bussa ancora alle porte della piccola località ogni anno presa d’assalto da 250mila visitatori stregati dalle meraviglie mozzafiato della natura. A meno di un chilometro di distanza dall’ingresso del complesso turistico portato alla luce nel 1971 da un’indimenticabile missione sotterranea e poi consegnata alla pubblica fruizione con la realizzazione di un tracciato in asfalto di circa 1.500 metri, gli esploratori del gruppo speleologico del Cai Jesi hanno scoperto un nuovo ambiente di 80 metri, ma destinato a essere solo l’anticamera di sale sotterranee ben più ampie.

Lo splendore di nuove stalattiti appena attutito da detriti e fango si è spalancato davanti agli esploratori partendo da un nuovo ingresso sulla superficie terrestre, quello che si trova in una zona decisamente impervia abbarbicata tra le colline poco distante dal cosiddetto ‘Foro degli occhialoni’ in linea d’aria piuttosto vicino alle grotte turistiche che proprio domenica hanno celebrato il traguardo dei 49 anni dalla storica scoperta, con gli speleologi anconetani dell’epoca divenuti per l’occasione ciceroni dei turisti. Anche stavolta c’è voluto il perfetto mix tra intuizione e cocciutaggine di una squadra coesa come quella del gruppo speleo jesino che in più occasioni si è ritrovata davanti al minuscolo buco – inizialmente delle dimensioni di una delle dita della mano – per scavare tra terra e roccia.

Prima gli indizi del fumo della sigaretta inghiottito dal buco, poi il lancio del sasso nel vuoto con il rumore del rimbalzo e infine, avuta la certezza che là dentro potesse nascondersi qualcosa di affascinante, i quattro moschettieri del Cai jesino si sono calati nel pozzo verticale di circa 10 metri. Antonio Piazza (il primo a scendere nel vuoto), Michele Merloni (il 38enne fabrianese che ha scoperto l’entrata), lo speleologo di lungo corso e geologo Amedeo Griffoni e il presidente del Cai vallesino Luca Pieroni sono scesi con la corda lungo la parete verticale fino a trovare lo spazio tutto in orizzontale appunto di un’ottantina di metri, in alcuni tratti percorribile solo in ginocchio, in altri capace di sprigionare la magnificenza delle concrezioni carsiche in una sala fino a dieci metri di altezza.

E forse ancora non basta, perché là dentro ci sono altre zone da ispezionare e un nuovo pertugio da creare, stavolta direttamente dall’interno della grotta. "Sono pronto – annuncia il sindaco di Genga, Marco Filipponi – a scendere con l’aiuto degli speleologi in quella parete verticale per vedere con i miei occhi di cosa si tratta realmente".

Intanto il nome già c’è, scelto proprio da Merloni, il primo a intuire cosa si potesse celare là sotto, e condiviso con i compagni di avventura: "Grotta del Cervo bianco in quanto ricorda il colore dell’animale simbolo della ricerca di altre meraviglie sotterranee dopo la grande Grotta del Vento del 1971".