Mercoledì 24 Aprile 2024

Mezzo miliardo di rincari in bolletta I sindaci: strade e monumenti spenti

Anche i Comuni alle prese con gli aumenti dei costi energetici. "Illuminazione ridotta, solo così resistiamo"

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Il conflitto in Ucraina rischia di lasciare al buio le nostre scuole,gli uffici pubblici e persino strade e monumenti. Siamo piombati in guerra, se non sul campo (almeno per ora), in economia. In "un’economia di guerra", come denuncia, senza troppi giri di parole, l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) chiamata a fare i conti con i bilanci dei singoli enti locali tartassati dal caro bollette sull’energia. La situazione era già drammatica a febbraio, quando sull’ex repubblica sovietica spiravano ancora venti di guerra che si sono andati sempre più intensificando fino a lasciare il campo ai bombardamenti dei jet e ai colpi di mortaio russi. Allora, era il 10 febbraio scorso, tremila città spensero piazze e monumenti più significativi nel tentativo di accendere la luce sul dramma dei conti pubblici. Oggi si sta peggio di quando si stava male. E, per bocca della loro associazione di categoria, i Comuni dichiarano di prendere sul serio l’ipotesi di un giro di vite sull’illuminazione e il riscaldamento negli ambiti di loro competenza. Sempre che non si voglia sforare il bilancio comunale o peggio sprofondare nel default.

"I Comuni spendono annualmente circa 1,8 miliardi di euro per i costi energetici, dalla luce al gas – spiega Alessandro Canelli, sindaco di Novara e presidente dell’Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale), una fondazione dell’ANCI –. Con i rincari di questi ultimi mesi abbiamo stimato aumenti del 30-35% in bolletta, per un surplus di spesa pari a circa 540 milioni di euro. La situazione è sempre più insostenibile, si stanno delineando i contorni di un’economia di guerra alla quale dovremmo abituarci, perché le conseguenze di ciò che sta accadendo in Ucraina dureranno a lungo". Dallo Stato sono arrivati sostegni agli enti locali per 200 milioni di euro. Cifra ragguardevole, sottolineano all’Anci, ma ancora non sufficiente a coprire i costi aggiuntivi.

Stando ai dati antecedenti alla pandemia da Covid-19 elaborati dal Siope (Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici), la bolletta energetica per una metropoli come Milano pesa per 85 milioni di euro all’anno. Si scende a quota 56 milioni nel caso di Torino per passare ai 19 milioni di Firenze, ai 9 di Bari e ai 6 milioni di Novara. Da prendere con le pinze la spesa della Capitale che non supererebbe i 60 milioni. Con un rincaro del 30%, gli aggravi si traducano a Milano in +25 milioni di euro e a Novara in +1,8 milioni. Di fronte a questi aumenti le soluzioni sul tavolo per le amministrazioni comunali sono sostanzialmente tre: incrementare le tariffe per l’utilizzo d’impianti pubblici, tipo il palazzetto dello sport, ridurre i servizi oppure aumentare la tassazione locale.

Ogni Comune si fa i conti in tasca e dedice da solo la via da seguire, comunque ad alto tasso d’impopolarità. Ma alcune linee univoche si possono già prevedere nel breve-medio termine. "Dai prossimi mesi credo che ci si orienterà su una razionalizzazione dei costi energetici negli uffici pubblici come nelle scuole – osserva Canelli –.. Anche l’illuminazione dei monumenti e delle strade rischia potrebbe essere ridimensionata, così come è probabile che nelle abitazioni nel prossimo inverno l’accensione del riscaldamento sarà consentita con un’ora di ritardo. Il conflitto sta già mettendo a dura prova le finanze pubbliche, difficile fare altrimenti".

Giovanni Panettiere