Mezza Europa vuole i muri: li paghi Bruxelles

Grecia, Danimarca e altri 10 Stati chiedono fondi per costruire difese anti profughi. La Ue: ok alle recinzioni , ma non a spese nostre

Migration

di Elena Comelli

L’Europa dei muri torna alla carica. Dodici ministri dell’Interno su 27 Stati membri hanno inviato una lettera alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio europeo per chiedere che vengano utilizzati nuovi strumenti per proteggere le frontiere esterne dai flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, anche col finanziamento di nuove recinzioni e barriere, come ha già fatto l’Ungheria di Viktor Orbán e la Grecia al confine con la Turchia. La Commissione, però, non ci sta, come ha detto la commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson, al termine del Consiglio Ue. "Alcuni Stati membri hanno costruito recinzioni e strutture di protezione, ne hanno il diritto e lo posso capire. Ora però, se occorre utilizzare i fondi Ue per fare questo, devo dire no".

I dodici firmatari sono Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia. Un mix di sovranisti e "frugali", che ha subito suscitato il plauso dei sovranisti di casa nostra. Matteo Salvini non ha perso occasione per gettare benzina sul fuoco di una richiesta destinata ad essere bocciata: "Se ben 12 Paesi europei con governi di ogni colore chiedono di bloccare l’immigrazione clandestina, con ogni mezzo necessario, così sia. L’Italia che dice?".

Al momento, conferma la Commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, "ci sono forti pressioni migratorie: abbiamo l’aggressione di Lukashenko, un aumento degli arrivi attraverso il Mediterraneo e la rotta atlantica e anche un aumento dei movimenti secondari nell’Unione europea". Per questo, è la sua posizione, occorre "fare progressi sul Patto sull’immigrazione e l’asilo" che contiene "tutte le componenti per essere in grado di gestire la migrazione in un modo molto migliore". Il nuovo Patto sull’Asilo è però fermo da un anno. Non si è fatto alcun passo avanti. E i "dodici" con questa iniziativa stanno ponendo le premesse perché non se ne facciano nemmeno al prossimo summit, visto che la loro richiesta va in tutt’altra direzione. Nella lettera, i firmatari chiedono "nuovi strumenti che permettano di evitare, piuttosto che affrontare in seguito, le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi e capacità di accoglienza esaurite che alla fine influiscono negativamente sulla fiducia nella capacità di agire con decisione, quando necessario".

I 12 ministri ribadiscono la necessità di modificare il cosiddetto "codice delle frontiere Schengen" entro la fine dell’anno. Johansson, da parte sua, si è limitata a invitare la Grecia a svolgere indagini accurate e approfondite dopo le rivelazioni sui respingimenti violenti e illegali avvenuti ai confini croato e greco: "Nella mia discussione con il ministro greco ho chiarito che non accetterò che la Grecia non svolga indagini su questo. Dobbiamo proteggere le nostre frontiere esterne ma dobbiamo anche proteggere i nostri valori e diritti fondamentali. Tutti gli Stati membri hanno la responsabilità di agire in linea con la reputazione di tutta l’Ue. La Croazia ha fatto la cosa giusta aprendo le indagini e mi aspetto che anche la Grecia faccia lo stesso".