Meteorite, "noi cacciatori di bolidi e il cielo del 5 marzo. Cerchiamo il punto d'impatto"

L'astrofisico responsabile della rete Inaf: "Dal 700 ad oggi in Italia ne sono stati trovati 40. L'ultimo nel 2020 nel Modenese. Che cosa ci svelano"

Roma, 7 marzo 2022 - Meteorite nel cielo del 5 marzo, l'abbiamo vista come una palla infuocata. Ora entrano in campo i cacciatori di bolidi. Erano pronti con i loro sensori sabato scorso, quando un bolide ha illuminato nord e centro del Paese, regalando emozioni, stupore (e timori). Migliaia di persone sono rimaste incollate con il naso all’insu.

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Daniele Gardiol, astrofisico, coordinatore della rete Prisma dell’Inaf - le telecamere “per la sorveglianza sistematica di meteore e atmosfere - sta ancora calcolando la rotta.

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“Il corpo celeste - spiega - si è spento all’altezza dei Monti Sibillini. Però poi ha proseguito la sua caduta in quello che si chiama il volo buio". Quindi dove potrebbe essere caduto?

"Anche molto più avanti, verso l'Adriatico. Se è finito in mare, non c’è niente da fare. Se invece è caduto in terra, allora abbiamo qualche speranza. Tenendo conto che i venti in quota possono far deviare il corpo celeste dalla traiettoria originale".

Il meteorite catturato sabato 5 marzo da una telecamera di Cesena
Il meteorite catturato sabato 5 marzo da una telecamera di Cesena

 

Lei, cacciatore di meteoriti. Quanti siete in Italia?

"Nella rete Prisma, almeno 120 persone. Astrofisici ma anche appassionati. Quindi astrofili, planetari, addirittura scuole".

Qual è l'identikit?

"Ci sono tre categorie principali. Quelli che vogliono rivenderli o tenerli per collezione, di solito vanno a caccia di meteoriti caduti da tempo. Noi invece siamo interessati ai pezzi recenti, che non sono stati contaminati dagli agenti atmosferici".

La mappa dell'Inaf dalla rete Prisma con il percorso del bolide
La mappa dell'Inaf dalla rete Prisma con il percorso del bolide

Perché è importante questa caratteristica?

"Perché possiamo calcolare con precisione da dove provengono. E quindi collegare le analisi di laboratorio, l’esame del materiale cosmico, con la zona di arrivo. Questo ci può dare delle chiavi per capire la storia del nostro sistema solare, in particolare i tempi della sua formazione".

Che cosa ci racconta?

"È un po’ come un puzzle, a forza di raccogliere pezzi dovremmo riuscire ad avere l’immagine completa".

Quanti sono i meteoriti che vengono trovati in un anno in Italia?

"Veramente neanche uno, nel senso che sono molto più rari. Una quarantina dalla fine del Settecento ad oggi. Finora nel mondo sono stati catalogati e certificati oltre 64mila meteoriti".  L'ultimo ritrovamento? "Il nostro, a gennaio 2020. Siamo riusciti a calcolare il punto di caduta e a recuperare due frammenti in provincia di Modena, vicino a Cavezzo. L’abbiamo studiato in laboratorio.  È un meteorite significativo dal punto di vista scientifico". Di cosa è composto un meteorite? "In sostanza degli stessi materiali che si trovano sulla terra, però le rocce sono particolari. Il meteorite di Cavezzo, come l'85% di questi corpi celesti, contiene al suo interno delle piccole sfere, hanno la dimensione di un millimetro, più o meno, si chiamano condrule. Nessuna roccia terrestre ha queste caratteristiche". Qual è la particolarità? "Si sono formate agli albori del sistema solare, 4 miliardi e mezzo di anni fa circa. Sulla terra la roccia primordiale si è rimescolata tantissime volte. Quindi il materiale originario si è perso. Invece quello dei meteoriti si è conservato incontaminato.  È un po’ come se noi fossimo dei paleontologi".

Da che distanza arrivano questi corpi celesti? "Statisticamente, la gran parte proviene dalla fascia principale degli asteroidi, che si trova tra Marte e Giove. In media, sono 400 milioni di chilometri".

Dà le vertigini. E a che velocità viaggiano?

"La massima è di 72 km al secondo, vuol dire più di 200mila chilometri all'ora".

E il  peso, ad esempio di quello trovato a Cavezzo?

"I due frammenti complessivamente arrivano a 55 grammi. Possono comunque fare male. Perché quando cadono sulla Terra la velocità si abbassa ma è sempre di qualche centinaio di chilometri all'ora". Nei giorni del terrore nucleare, la vista di un meteorite crea stupore ma anche grande allarme. Qualcuno ha pensato a un missile. E c'è sempre la storia ciclica che prende corpo via social della fine del mondo.

"I frammenti piccoli chiaramente non sono pericolosi per l'umanità. Con la nostra rete li possiamo vedere cadere ma non possiamo fare nulla per impedire l'impatto. Possiamo però contribuire a capire e a prevenire".

In che modo?

"Sapere di cosa sono fatti questi oggetti ci può aiutare a capire quali sono le contromisure da prendere.  E poi se riusciamo a sapere da dove provengono, nel corso del tempo potremmo identificare delle zone tipiche, un'area privilegiata di asteroidi potenzialmente pericolosi".

Ma quali contromisure possiamo prendere?

"Penso alla missione spaziale della Nasa Dart, come Dardo, nata con l'obiettivo di deviare gli asteroidi. Quella è una delle contromisure più efficaci. Perché distruggerli, invece, non risolverebbe il problema, ma anzi lo moltiplicherebbe, avremmo tanti frammenti pericolosi. Molto meglio spostarli leggermente e fargli cambiare traiettoria. Così ci evitano".