Martedì 23 Aprile 2024

Olio ed eolico, il lavoro è Cosa Nostra. Così Messina Denaro ha cementato il consenso

Affari anche nel commercio e nel turismo. Messina Denaro si è fatto garante del welfare nel suo territorio

Poco dopo lo svincolo di Mazara del Vallo, su un viadotto della A29 campeggia un vecchio cartello verde sbiadito: "Attenzione. Possibili raffiche di vento". Più che possibili, sono praticamente garantite. Il vento è l’anima di questo territorio, e il movimento coordinato e ipnotico delle pale eoliche ne è l’energia. Anche in senso figurato.

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Le colline e le campagne da Castelvetrano a Campobello hanno solo due colori: il verde-grigio degli alberi d’olivo e il bianco metallico delle pale eoliche. Ed è in questa economia del territorio, per lo più legale, che Matteo Messina Denaro ha saputo consolidare il proprio ruolo, facendosi garante del welfare e della produzione di ricchezza (il volume d’affari tocca i 5 miliardi). Perché, come dicono ora i più giovani, chi l’ha coperto l’ha fatto per convenienza se non per riconoscenza.

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L’olio

L’arresto di Giovanni Luppino, il finora incensurato commerciante di olive reinventatosi autista del boss, ha dimostrato quanto il settore agroalimentare conti per l’economia mafiosa. L’intermediazione, di cui si occupa per esempio proprio Luppino, finisce per limitare la concorrenza, dal momento che fissa i prezzi ai quali i produttori devono sostanzialmente adeguarsi. Luppino vendeva soprattutto a operatori dalla Campania. E Messina Denaro con i Casalesi ha sempre fatto affari proprio nell’ortofrutta, grazie ai legami tra il mercato camorrista di Fondi e ditte di Marsala e Mazara. Qui l’olivo però non è solo una produzione agricola, fa parte del Dna del territorio: i primi alberi li piantarono i greci. E qui, tra Campobello, Castelvetrano e fino a Partanna, si produce il 42% delle olive da tavola di tutta l’Italia. Il nome che inorgoglisce la gente di qui è Nocellara del Belìce (l’accento va sulla “i“, puntualizzano). Ma in questi campi l’economia criminale le mani le mette anche con lo sfruttamento della manodopera (straniera): nove ore di lavoro al giorno, 20-30 centesimi al chilo di paga a cottimo (4,5 euro per cassetta di olive).

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Il vento

In mezzo a questi alberi bassi e fitti svettano dunque enormi le pale eoliche che hanno ridisegnato l’identità di questi luoghi e i portafogli di molti. Di questa attività “sostenibile“, Messina Denaro è stato il campione, il capo di una holding capace di intuirne il potenziale. A tal punto che Totò Riina lo definiva "fissato con i pali della luce". Pali che però hanno creato un impero: all’elettricista Vito Nicastri, prestanome del boss, furono sequestrati 1,3 miliardi di euro. È anche così che l’ex latitante si è garantito protezione: operai, elettricisti, piccoli commercianti trasformati in ricconi. Anche con gli affari, Messina Denaro ha deciso di restare in Sicilia. Il business dell’energia non si limita però all’eolico. Tra le ipotesi c’è che abbia puntato anche sul contrabbando di gasolio. Per la cronaca, sulla A29 non c’è neanche un rifornimento...

Il commerco

La holding MDM si è dedicata nel tempo non tanto alla semplice accumulazione di capitali, quanto al riciclaggio di ricchezze e quindi a una sorta di redistribuzione. Il canale preferito, che ritorna anche nel rapporto con i clan camorristici, è quello della grande distribuzione alimentare. A Giuseppe Grigoli, il re dei supermercati Despar, anche lui una sorta di prestanome, sono stati sequestrati 700 milioni.

Il turismo

Da manager navigato, Messina Denaro aveva capito che anche il tempo libero è importante. Le vacanze pure. E infatti secondo i pm ci sarebbero stati suoi i soldi dietro l’ex Valtur, colosso di Carmelo Patti, ex muratore trasformato in capitano d’impresa. Gli affari sono soprattutto nell’edilizia, più o meno abusiva. Di ciò che potrebbe davvero portare ricchezza ("la cultura", dicono gli adolescenti di Campobello) c’è invece poca traccia. Le cave di Cusa, dove veniva estratta la pietra di calcarenite per costruire i templi di Selinunte, sono chiuse. Si può entrare – abusivamente – da un varco tra la rete di recinzione e il cancello. Il lucchetto ferma anche l’ingresso del Baglio Florio, museo della Civiltà contadina. La civiltà non è una priorità.