I magneti trovati sul frigo di uno dei covi di Messina Denaro

Roma, 22 gennaio 2023 - Le indagini per scoprire chi ha aiutato nella latitanza Matteo Messina Denaro continuano, e dalle perquisizioni emergono alcuni particolari come la scritta "Il padrino sono io", sotto a una caricatura di Marlon Brando - in formato calamita - nel celebre film del '72 di Francis Ford Coppola, oltre al poster dell'attore nei panni di don Vito Corleone. Ma non solo anche immagini di Al Pacino, sempre tratta dal film campione d'incassi ispirato al libro di Mario Puzo, tra le cose trovate nel primo dei covi del boss, scoperto a Campobello di Mazara (Trapani) subito dopo l'arresto. Messina Denaro, il vescovo: "Pietà? Non possiamo averne troppa"  Ros: "Caccia a chi ha coperto il boss" Ritrovata l'auto di Messina Denaro: la Giulietta nera acquistata personalmente dal boss Tra i poster una pantera e un leone Tra le immagini dei poster anche belve feroci: una pantera e un leone. Ma è sempre 'Il padrino' a tenere banco con una tazza blu con l'effigie di Brando. Poi, oltre ai pizzini, documenti e carte, investigatori hanno trovato anche numerosi magneti per il frigo raffiguranti personaggi dei fumetti come "Masha e orso" e altri. E per concludere anche un po' d'arte: alla parete del covo era appesa una riproduzione di uno dei quadri più famosi del pittore siciliano Renato Guttuso, "La Vucciria", che raffigura un noto mercato popolare di Palermo.  L'uso selezionato dell'alias Bonafede Le indagini di carabinieri e polizia hanno fatto emergere anche un aspetto molto interessante riguardo l'utilizzo che Messina Denaro faceva dell'alias Andrea Bonafede. Il boss in clinica, in ospedale, negli studi medici si presentava come Andrea Bonafede, ma a Campobello di Mazara utilizzava un nome diverso. Un'accortezza che l'avrebbe aiutato a condurre una vita praticamente normale. Presentarsi in un centro di piccole dimensioni con l'identità di uno degli abitanti di Campobello, il geometra Andrea Bonafede, non era prudente. E avrebbe potuto esporlo a rischi. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire l'ultimo periodo della latitanza di Messina Denaro, comprese le generalità con le quali il boss si presentava alle persone e nei luoghi che frequentava a Campobello. L'auto comprata dal boss Intanto la Polizia Scientifica continua ad esaminare la Giulietta di proprietà del boss mafioso, trovata nel garage del figlio di Giovanni Luppino, l'autista del capomafia arrestato assieme a Messina Denaro alla clinica Maddalena. Dalle carte, stati trovati nel covo di vicolo San Vito martedì, risulta che la vettura sarebbe stata acquistato nel gennaio del 2022 personalmente dal boss in una concessionaria auto di Palermo. Il contratto risulta intestato alla madre 86enne di Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l'identità al boss. Sempre all'anziana donna è intestata anche la Fiat 500 data in permuta alla concessionaria con 10 mila euro per la Giulietta. Avvocato: "La figlia non lo ha rinnegato" I legali della figlia del boss, Lorenza Alagna, hanno smentito che la loro assistita abbia "mai ha rilasciato alcuna dichiarazione che potesse indurre a ritenere la sussistenza della volontà in capo alla suddetta di rinnegare ogni contatto con il di lei padre a seguito dell'avvenuto arresto, con la doverosa precisazione che mai e poi mai sono intervenuti contatti con il predetto fin dalla nascita". Una notizia falsa che l'avvocato Franco Lo Sciuto, che rappresenta la donna, ha inteso sottolineare ribadendo la "incontestabilità e legittimità di ogni scelta personale e intima, siccome attinente alla sfera dei rapporti con il di lei Padre, mai rinnegato". Il vescovo: "Non possiamo avere troppa pietà" Matteo Messina Denaro "non è una persona verso cui possiamo avere troppa pietà". Così il vescovo emerito di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, conversando con i giornalisti non lontano da vicolo San Vito, dove c'era il covo del boss. "È uno che ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, ha ucciso tanti innocenti, il bimbo. Non credo possa pentirsi, che abbia voglia di parlare", aggiunge. "Se non ci fossero state tante coperture, per affetto, per amicizia o per paura, sarebbe stato arrestato prima. In questi nostri ambienti non si può dire di no non per paura ma per intimità, per vita trascorsa insieme. Oggi ha vinto lo Stato, ora spero che vinca la nostra gente, che esca dalla situazione di paura e finalmente possano tutti esultare", dice ancora monsignor Mogavero. Poi fa un appello: "Chi sa, parli, perché potrebbe svelare fatti che possono giovare a tante indagini", senza nascondere un momento di commozione.

Cronaca

Roma, 22 gennaio 2023 - Le indagini per scoprire chi ha aiutato nella latitanza&nbsp;Matteo Messina Denaro continuano, e dalle perquisizioni emergono alcuni particolari come la scritta&nbsp;"Il padrino sono io", sotto a una caricatura&nbsp;di Marlon Brando&nbsp;- in formato calamita - nel celebre film del '72 di Francis Ford Coppola, oltre al poster dell'attore nei panni di don Vito Corleone. Ma non solo anche immagini di Al Pacino, sempre tratta dal film campione d'incassi ispirato al libro di&nbsp;Mario Puzo, tra le cose trovate nel primo dei covi del boss, scoperto a Campobello di Mazara (Trapani) subito dopo l'arresto. 
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<h2 class="title-paragraph">Tra i poster una pantera e un leone</h2> 
Tra le immagini dei poster anche belve feroci: una pantera e un leone. Ma è sempre 'Il padrino' a tenere banco con una tazza&nbsp;blu con l'effigie di Brando. Poi, oltre ai pizzini, documenti e carte, investigatori hanno trovato anche numerosi magneti per il frigo raffiguranti personaggi dei fumetti come "Masha e orso" e altri. E per concludere anche un po' d'arte: alla parete del covo era appesa una riproduzione di uno dei quadri più famosi del pittore siciliano Renato Guttuso, "La Vucciria", che raffigura un noto mercato popolare di Palermo. 
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<h2 class="title-paragraph">L'uso selezionato dell'alias Bonafede</h2> 
Le indagini di carabinieri e polizia hanno fatto emergere anche un aspetto molto interessante riguardo l'utilizzo che Messina Denaro faceva dell'alias Andrea Bonafede. Il boss in clinica, in ospedale, negli studi medici si presentava come Andrea Bonafede, ma a Campobello di Mazara utilizzava un nome diverso. Un'accortezza che l'avrebbe aiutato a condurre una vita praticamente normale. 
Presentarsi in un centro di piccole dimensioni con l'identità di uno degli abitanti di Campobello, il geometra Andrea Bonafede, non era prudente. E avrebbe potuto esporlo a rischi. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire l'ultimo periodo della latitanza di Messina&nbsp;Denaro, comprese le generalità con le quali il boss si presentava alle persone e nei luoghi che frequentava a Campobello. 
<h2 class="title-paragraph">L'auto comprata dal boss</h2> 
Intanto la Polizia Scientifica continua ad esaminare la <a href="https://www.quotidiano.net/cronaca/macchina-messina-denaro-diretta-1.8471086">Giulietta di proprietà del boss mafioso</a>, trovata nel garage del figlio di Giovanni Luppino, l'autista del capomafia arrestato assieme a Messina Denaro alla clinica Maddalena. Dalle carte, stati trovati nel covo di vicolo San Vito martedì, risulta che la vettura sarebbe stata acquistato nel gennaio del 2022 personalmente dal boss in una concessionaria auto di Palermo. Il contratto risulta intestato alla madre 86enne di Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l'identità al boss. Sempre all'anziana donna è intestata anche la Fiat 500 data in permuta alla concessionaria con 10 mila euro per la Giulietta. 
<h2 class="title-paragraph">Avvocato: "La figlia non lo ha rinnegato"</h2> 
I legali della figlia del boss, Lorenza Alagna, hanno smentito che la loro assistita abbia "mai ha rilasciato alcuna dichiarazione che potesse indurre a ritenere la sussistenza della volontà in capo alla suddetta di rinnegare ogni contatto con il di lei padre a seguito dell'avvenuto arresto, con la doverosa precisazione che mai e poi mai sono intervenuti contatti con il predetto fin dalla nascita". Una notizia falsa che l'avvocato Franco Lo Sciuto, che rappresenta la donna, ha inteso sottolineare ribadendo la "incontestabilità e legittimità di ogni scelta personale e intima, siccome attinente alla sfera dei rapporti con il di lei Padre, mai rinnegato". 
<h2 class="title-paragraph">Il vescovo: "Non possiamo avere troppa pietà"</h2> 
Matteo Messina Denaro "non è una persona verso cui possiamo avere troppa pietà". Così il vescovo emerito di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, conversando con i giornalisti non lontano da vicolo San Vito, dove c'era il covo del boss. "È uno che ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, ha ucciso tanti innocenti, il bimbo. Non credo possa pentirsi, che abbia voglia di parlare", aggiunge. 
"Se non ci fossero state tante coperture, per affetto, per amicizia o per paura, sarebbe stato arrestato prima. In questi nostri ambienti non si può dire di no non per paura ma per intimità, per vita trascorsa insieme. Oggi ha vinto lo Stato, ora spero che vinca la nostra gente, che esca dalla situazione di paura e finalmente possano tutti esultare", dice ancora&nbsp;monsignor Mogavero. Poi fa un appello: "Chi sa, parli, perché potrebbe svelare fatti che possono giovare a tante indagini", senza nascondere un momento di commozione.

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