Sabato 20 Aprile 2024

Messa, il Pnrr e l’università "Più donne nei centri di ricerca"

La ministra: dovranno essere almeno il 40% del totale in quelli che nasceranno . Tremila ricercatori in più in quattro anni. "Riporteremo qui i cervelli in fuga"

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di Simona Ballatore

"Almeno il 40% delle persone che lavoreranno nei centri di ricerca nazionali nati col Pnrr deve essere donna". Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca, mostra la "galassia" in cantiere tra cinque maxi poli, undici ecosistemi dell’innovazione territoriale e 49 infrastrutture di innovazione.

Partiamo dalla parità di genere. A che punto siamo?

"L’Europa ha previsto un minimo del 30%. Noi abbiamo chiesto ai partecipanti di assumere almeno il 40% di donne. È doveroso e credo che non sia un obiettivo difficile da superare, considerando il numero di ricercatrici di talento che abbiamo".

Cambia il reclutamento?

"Essendo fondi del Pnrr possono essere utilizzati per contratti a tempo determinato. Sono risorse specifiche, dedicate anche ai giovani, ma l’obiettivo è rendere queste misure più strutturali, per il dopo Pnrr".

Di che numeri parliamo?

"A partire da adesso, dovremmo avere 3mila ricercatori in più in quattro anni".

Per riportare a casa anche ’cervelli’ già oltreconfine?

"Certo. Abbiamo fatto la prima presentazione del piano nella sede della Stampa estera perché dobbiamo far capire che l’Italia sta cambiando. C’è ancora la visione che tutto qui sia più difficile e invece no".

I fondi ci sono: sei miliardi. Come ’calarli a terra’?

"Comincio a raccontarvi i primi 4,3 miliardi per cui i bandi si sono chiusi. Sta nascendo una galassia, con cinque centri di ricerca nazionali al lavoro su mobilità, con attenzione al risparmio energetico, tecnologia Rna per lo sviluppo di nuovi farmaci, un centro sulle tecnologie in agricoltura. Mai come oggi sentiamo quanto sia urgente affrontare il tema della siccità. Costruiremo una struttura italiana per la gestione dei dati e una per i prodotti della terra e per la biodiversità. Almeno il 40% degli investimenti va al Mezzogiorno. Una grande occasione per lavorare insieme, eliminando i divari".

I tempi sono stretti.

"È la sfida: il trasferimento veloce della ricerca sul mercato per essere più competitivi. In sei mesi dai bandi siamo riusciti ad assegnare le risorse, in tempi normali ci vogliono due anni. Il tutto rispettando le tappe della ricerca scientifica e con la garanzia di una valutazione esterna. Se lavorano insieme pubblico e privato e si concentrano le risorse ce la si fa: lo abbiamo visto col vaccino".

A Milano Mobilità sostenibile, a Casalecchio di Reno il quartier generale per i Big data. Centri a Napoli, Palermo e Padova. Come si delinea la nuova geografia?

"Questi sono gli hub ma la ricerca si svolge su tutto il territorio, con strutture già molto forti sul tema: la qualità scientifica non può prescindere dalla storia. Il punto non è creare nuovi istituti, ma organizzare la ricerca. Che conta su un sistema solido, come dimostrano le pubblicazioni scientifiche".

Nonostante i finanziamenti siano sempre stati inferiori rispetto agli altri Paesi.

"Appunto. Ora che i fondi ci sono, bisogna usarli bene".