Martedì 23 Aprile 2024

Meno sbarchi Ma nel rispetto del diritto

Raffaele

Marmo

La Realpolitik del governo Meloni fa premio sulla propaganda e sui facili slogan "anche" sul delicatissimo e identitario dossier immigrazione. Così come è accaduto per la politica economica e la manovra, di fatto concertata con l’Europa, "anche" il nuovo decreto legge sulle regole di condotta delle Ong e sui flussi migratori si inserisce sul binario tracciato lungo l’asse Roma-Bruxelles. Dunque, niente politica e pratica dei "porti chiusi" e dei "porti socchiusi" o, peggio, dei blocchi navali: ci si è resi conto realisticamente che operazioni di quella portata avrebbero posto l’Italia in una condizione di grave criticità del diritto internazionale e del rispetto dei doveri di soccorso in mare. Lo stesso esperimento di selezione degli sbarchi (solo donne e bambini) si è rivelato problematico e di controversa gestione sul piano dei diritti umani. Da qui il "fermi tutti e ragioniamo" a freddo che ha preceduto il varo delle nuove norme.

È evidente che per gli "aperturisti" a tutti i costi le regole del decreto rappresentano un attacco all’operatività delle navi di soccorso e, del resto, che l’obiettivo del governo sia quello di limitare gli sbarchi non è un mistero: allontanando il più possibile le imbarcazioni dall’area di ricerca e facendo sì che l’onere economico e organizzativo delle missioni si elevato. Per non parlare delle sanzioni per le violazioni, tutte di natura pecuniaria e non più penali. Il punto che fa la differenza rispetto all’approccio alla Orbán, però, è che l’obiettivo restrittivo indicato viene coniugato con quello di assicurare, comunque sia, soccorso a chi viene salvato in mare.

È del tutto evidente che i proclami della campagna elettorale hanno ceduto il passo a un atteggiamento (riflesso nel provvedimento) che è certamente di deterrenza verso le Ong, senza che, però, questo ci confini tra gli oltranzisti dei muri.