Covid Italia, Ciccozzi: "Il bollettino? Una farsa"

L’epidemiologo Ciccozzi: nel conteggio dei morti spiegare se ’per’ o ’con’ Covid. "Ogni settimana dobbiamo levare restrizioni, invece i Dpcm complicano sempre"

Massimo Ciccozzi, 64 anni, epidemiologo del campus biomedico di Roma

Massimo Ciccozzi, 64 anni, epidemiologo del campus biomedico di Roma

Professore Massimo Ciccozzi, lei ha detto che "verso l’estate usciremo dal tunnel del Covid". Ma se gli ospedali non sono al collasso e quasi tutti gli italiani sono vaccinati, dov’è l’emergenza?

"Non c’è assolutamente – risponde il direttore dell’unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma –. L’evoluzione dell’epidemia porterà a una endemizzazione in estate. Prepariamoci per l’inverno, come facciamo con l’influenza".

Da Bonaccini a Sileri, da Bassetti a Crisanti: il mondo politico e quello scientifico chiedono di snellire la burocrazia e tornare a far respirare il Paese, con attenzione.

"Assolutamente sì, una quarantena di 21 giorni per chi non si negativizza, per esempio, non ha più senso. Se manteniamo queste mille regole, allora bisogna fare controlli serrati e multe severe, altrimenti tutto ciò non serve. Questa variante dà sintomi per due o tre giorni, se un vaccinato è stato a contatto con un positivo vada sereno: mascherina Ffp2 e niente ansia da tampone".

Possiamo gestire il virus in modo ordinario?

"Se non riformiamo la sanità territoriale, sarà dura: non abbiamo una connessione tra i medici di medicina generale e gli ospedali. Una volta esisteva la figura dell’osservatore epidemiologico, che andava sul posto e risolveva il piccolo focolaio. Le altre due chiavi sono: soldi alla ricerca e tracciamento genomico".

La scuola da due anni è in ginocchio. La quarantena così lunga è ancora giustificata?

"Gli studenti vaccinati, dopo 3-4 giorni senza sintomi, possono tornare a scuola".

I Paesi occidentali puntano verso la riapertura generalizzata e la convivenza col virus. L’Italia, invece, va avanti con regole legate alla ‘prima’ pandemia.

"Gli inglesi hanno una sanità diversa dalla nostra, più fatalista: non curano tutti. Anche la Spagna ha un sistema meno farmaceutico e ospedalocentrico del nostro, sono più ‘alla buona’. Noi abbiamo la migliore sanità al mondo, nonostante tutto. La verità sta nel mezzo, andiamo avanti con ottimismo e cautela, ma ogni settimana bisogna togliere qualche restrizione".

Ogni Dpcm che viene varato invece complica le regole su Green pass, divieti e quarantene.

"Non ha senso. Serve ancora un po’ di pazienza e quando la curva si sarà stabilizzata, potremo togliere ogni restrizione".

Nel bollettino quotidiano da un anno e mezzo contiamo centinaia di morti senza spiegare che la maggior parte è deceduta perché aveva patologie gravi più importante del Covid. Questa narrativa di salute pubblica è stata corretta?

"No, se non si spiega perché i positivi sono morti. Ecco il motivo per cui non capisco tutti questi morti, io non ci sto. Così tanti vaccinati con due dosi deceduti? Non ci credo, vengono dati per morti di Covid quando in realtà avevano tumori, infarti. Dal primo giorno il bollettino è nato sbagliato e non è mai stato aggiustato. Eppure l’epidemiologia è semplice: si fanno tabelline e si conta, invece qui si forniscono dati falsati. Delle due l’una: o non si sa fare questo mestiere o si è in malafede".

Per chi ha fatto la terza dose, non è il caso di fornire un pass senza limite di tempo?

"Certo".