Meno morti e ricoveri ma più contagi Il Covid mutato allarma i governatori

In Veneto, Emilia Romagna e Lazio indice di trasmissione sopra la soglia. Allarme focolai anche in Toscana. L’offensiva di Zaia: "Da lunedì regole più severe, Tso per chi non vuole curarsi e carcere ai trasgressori".

di Elena G. Polidiori

Uscito dalla porta, sta rientrando dalla finestra. Il Covid-19 è mutato, la nuova ‘variante’ lo ha reso più contagioso di prima, ma non più pericoloso (lo è già a sufficienza). Per questo i nuovi focolai che si registrano, come in Veneto ma non solo (in allerta anche la Toscana), destano vera preoccupazione. Per scongiurare il pericolo di un aumento dei casi, ieri il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha annunciato che lunedì presenterà un’ordinanza con regole più severe. Se potesse farebbe di più, ma, ha spiegato, ha "le armi spuntate" contro positivi che non restano in isolamento, come l’imprenditore del Vicentino (ora grave in terapia intensiva) che tornato dai Balcani ha rifiutato il ricovero e provocato un focolaio nella provincia.

"Se fosse per me – è sbottato in diretta Facebook il governatore leghista – prevederei la carcerazione. Non esiste che un positivo vada in giro a prescindere. È fondamentale che al livello nazionale si prenda in mano questo dossier. È fondamentale che ci sia un ricovero coatto, un tso, un trattamento sanitario obbligatorio perché non possiamo star lì a discutere con una persona che rifiuta di farsi ricoverare" e a questo si aggiunge "la necessità di essere severissimi con gli isolamenti fiduciari". Per questo ha dato "disposizione di tolleranza zero" e "se ci sono elementi per far denunce – ha aggiunto Zaia – ho detto di provvedere a farle. Non possiamo permettere che ci sia la diffusione del virus a causa della irresponsabilità di qualcuno".

La dimostrazione dei danni che fa questa "categoria di irresponsabili" è il l’innalzamento, nel Veneto, dell’indice di contagio da 0,43 a 1,63, quindi da rischio basso a elevato. Ma non succede solo in Veneto: anche in Toscana i casi risalgono così come l’indice Rt è cresciuto in Emilia Romagna (1,28 da 1,01, riconducibile al focolaio ora esaurito alla Bartolini), mentre in Trentino è stato un cittadino rientrato dal Kosovo a provocare un focolaio con otto contagiati. Ora sono tre le regioni (Veneto, Emilia Romagna e Lazio) con il livello di contagiosità elevato, sopra R1. Migliora, invece, la situazione in Lombardia che passa da 1,01 a 0,89.

Il rischio è che, ridotta la diffusione in Italia, il virus ora rientri dall’estero, da paesi dove ancora l’emergenza è alta come quelli dell’ex Jugoslavia, ma non solo. Perché c’è anche un’altra novità. Il ceppo di Coronavirus estesosi dall’Europa all’America e ora più diffuso nel mondo è una mutazione di quello apparso in Cina, molto più contagioso di quest’ultimo, ma non più pericoloso. È la conclusione di uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori, pubblicato sulla rivista Cell. La squadra di ricercatori, ha spiegato la Cnn, ha esaminato non solo più sequenze genetiche, ma ha anche fatto esperimenti su esseri umani, animali e cellule in laboratorio che dimostrano come la nuova versione – battezzata con la sigla G614 – sia più comune e in grado di infettare maggiormente rispetto alla precedente (la D614).

La mutazione riguarda la cosiddetta ‘spike protein’ di cui è rivestita la superficie del Coronavirus e che gli conferisce la caratteristica forma a corona, la struttura che il virus usa per entrare nelle cellule e infettarle.