di Ettore Maria Colombo La prima mossa è un fulmine a ciel sereno. Fd’I ‘ruba’ il senatore Lucio Malan, volto storico di FI, e non solo perché vicecapogruppo al Senato, ma perché azzurro e berlusconiano da sempre (o quasi, dal 1996). Malan – simpatico, arguto, colto – è pure valdese, comunità storicamente orientata a sinistra. Una "primula rossa" a destra quindi, e, anche, un decano del Parlamento in cui siede dal ’94. Malan la mette giù così nella conferenza stampa in cui annuncia l’abbandono: "Non mi sento di sostenere più col mio voto questo governo. C’è troppo poco cambiamento rispetto al Conte 2", spiega. Intorno a lui si narra che il suo telefonino bollisse fino a pochi istanti prima: Silvio Berlusconi lo ha chiamato, e più volte, per cercare di fermarlo. Tutto inutile. Dentro FI nessuno sapeva nulla, è stata una doccia gelata. La Meloni sorride e, ovviamente, gongola. La seconda mossa è un tuono che romba da lontano. La Meloni sta per lanciare la corsa in solitario di Fd’I alle regionali in Calabria con relativa rottura del centrodestra: FI e Lega restano sull’azzurro Roberto Occhiuto, la Meloni punta su Wanda Ferro, tosta e puntuta calabrese, già presidente della provincia di Catanzaro, dotata di un bacino elettorale suo e che va pure oltre Fd’I (primo partito in regione), di cui oggi è deputata. "La candidatura di Occhiuto faceva parte di quelle regole che sono saltate", sibila la Meloni. Ma ripercussioni pesanti sono previste anche su altro. Nel definire i nuovi organigrammi Rai, facendo pesare i propri voti in commissione di Vigilanza, magari in modo trasversale e non con Lega e FI. Nel Copasir, che potrebbe essere brandito come un’arma, nelle prossime audizioni, dal presidente Adolfo Urso (Fd’I) contro la Lega e giocando con la voglia del Pd di curiosare nei ...
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