Roma, 23 maggio 2025 – "Ho sentito qualche ora fa Trump l’ultima volta, lavoriamo per avviare un nuovo turno di negoziati". A dirlo è la premier italiana: Giorgia Meloni vuole un negoziato ‘serio’. Il capo del governo italiano ieri ha affermato di essere in costante contatto con ‘diversi leader a livello europeo e americano’. Il più importante, ovviamente, è il numero uno di Washington, Donald Trump. L’obiettivo è quello di fare partire un nuovo turno di colloqui al più presto e tenere agganciati gli Stati Uniti che, più di una volta, hanno espresso ‘frustrazione’ per i mancati risultati in cinque mesi di contatti. "Al di là di date e luoghi – ha detto Meloni, ma margine di un incontro con il primo ministro danese, Mette Frederiksen –, la priorità a cui arrivare è che ci siano negoziati seri, in cui gli interlocutori vogliano tutti manifestare la disponibilità e la voglia di fare passi avanti. Questo è il centro del lavoro che dobbiamo fare adesso, per arrivare a un cessate il fuoco e un accordo di pace complessivo, che non può prescindere da garanzie sicurezza per l‘Ucraina".

Il messaggio, nemmeno troppo velato è a Mosca, accusata da più parti di star cercando di tirare in lungo i negoziati per prendere tempo e proseguire la sua offensiva in territorio ucraino. Un particolare che non sfugge alla premier italiana, che, sempre ieri, ha rimarcato la differenza di atteggiamento fra il Paese invasore e quello invaso. Dopo aver ringraziato il premier ucraino, Volodymyr Zelensky, per "aver dimostrato con chiarezza la volontà di pace", Meloni ha sottolineato che "non abbiamo visto alcun passo concreto da parte russa al momento. Vale la pena ricordarlo per smontare una certa narrativa per cui i russi sarebbero stati disponibili alla pace".
Una presa di posizione chiara, che in qualche modo conferma i timori del Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, secondo il quale ‘il processo di pace potrebbe richiedere mesi’. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, auspica che sia il Vaticano a farsi carico dell’iter negoziale e che questo parta "al più presto", con l’Italia in prima linea per far sì che questo si realizzi. Ma come sempre c’è l’incognita Russia, con il presidente Putin che difficilmente affiderà alla Santa Sede questo compito storico. "Non ci sono ancora accordi specifici" ha precisato il Cremlino. Putin ieri ha anche ribadito che l’intenzione della Russia è quella di creare una zona cuscinetto lungo le frontiere "per prevenire attacchi sulle regioni di confine". Peccato solo che, ad attaccare per prima e a varcare i confini di uno Stato sovrano siano sempre state le armate del Cremlino.