Meloni rassicura i mercati "Non discuto l’Europa Con me conti al sicuro"

In un’intervista alla Reuters la leader di FdI parla da premier in pectore "Nessuno vuole fare cose pazze, né tantomeno lasciare l’Unione"

di Ettore Maria Colombo

"Vogliamo" un atteggiamento italiano diverso sulla scena internazionale, ad esempio nei rapporti con la Commissione Ue, ma questo non significa che vogliamo distruggere l’Europa, o lasciare l’Europa, che vogliamo fare cose pazze. Significa solo spiegare che la difesa dell’interesse nazionale è importante per noi come per gli altri", dice Giorgia Meloni all’agenzia Reuters. E poi: "Il Patto di Stabilità non potrà tornare come prima della pandemia, saranno necessari dei correttivi".

"Abbiamo dato – traduce una fonte accreditata di FdI, quando gli si chiede della “tempesta perfetta“ che rischia l’Italia se il centrodestra vincerà, nelle urne – una risposta molto seria e rassicurante, e anche molto apprezzata da mercati e investitori. Il problema non siamo noi, sulla politica economica come su altri temi, il problema sono Berlusconi e Salvini, ma l’incarico andrà a noi, quindi…".

A questo punto, però, bisogna spiegare come funziona, dentro FdI, nel giro stretto di Giorgia Meloni. Al mattino, ovvio, si leggono i giornali. Ma chi pensa che la leader di FdI si perda dietro le polemiche di quelli italici su “Meloni-M“ (uguale “Mussolini“…) si sbaglia. La “messa cantata“ del mattino sono diventati, per Giorgia e il suo staff, i giornali internazionali. Ieri, il Financial Times dava la notizia che gli hedge found stanno scommettendo contro l’Italia, fino al punto da mettere in piedi una mega speculazione contro i nostri titoli di Stato, pari a quella della crisi finanziaria globale del 2008. Meloni e i suoi sobbalzano, è ovvio, sulla sedia.

Segue rapido giro di consultazioni con i suoi consiglieri, specie quelli dietro le quinte. Come l’amico – non candidato, ma per sua scelta – Guido Crosetto. Il quale, peraltro, è dalla mattina che inonda Twitter di messaggi auto-allarmanti. Prima posta un articolo. Titolo: "Macron annuncia tempi duri, finita l’era dell’abbondanza". Poi “endorsa“ il premier uscente, Mario Draghi (con cui Meloni si sente abbastanza spesso, peraltro): "Le parole che mi sono più piaciute del suo discorso sono “coesione“ e “spirito di comunità“. Ma il passaggio più importante, storico, è stato quello sulle future regole Ue". Infine, e siamo a tre (Crosetto usa Twitter in modo compulsivo): "Palazzo Chigi, sull’energia, dovrebbe mettere a un tavolo il settore per fare dei passi concreti".

L’altro assillo della Meloni, infatti, è la notizia che i prezzi del gas sono schizzati alle stelle, i sindacati parlano di "imprese meccaniche a rischio" e gli imprenditori si fasciano la testa. Insomma, si prospetta un "autunno durissimo", si dicono, da soli, ben consapevoli, i meloniani.

Ed ecco che, non a caso, la Meloni corre subito ai ripari. Concede un’intervista alla Reuters per dire che, quando sarà al governo, avrà una gestione responsabile delle finanze pubbliche e attenta agli interessi italiani in Ue. "Sono molto cauta... Nessuna persona responsabile, prima di avere un quadro completo delle risorse che si possono investire, può immaginare di rovinare le finanze del Paese", spiega. Poi dice che gli (ambiziosi) piani di spesa del centrodestra rispetteranno le regole Ue e non causeranno buchi nel bilancio: "Serve una spinta agli investimenti per stimolare la crescita economica, cronicamente debole, ma considerando il fardello del debito pubblico". Le vengono ricordate le proposte più “pazze“ (ma sono di Lega e FI): Flat tax, pensioni, fisco... Lei risponde: "Nel programma ci sono alcune cose, ma che dipendono anche dai conti dello Stato. La prima cosa da fare sarà la legge di Bilancio, con l’intenzione di farla entro i parametri richiesti". Magari non sarà una manovra lacrime e sangue, alla Monti, ma potrebbe andarci assai vicino.

Ovviamente, c’è, da parte della Meloni, un secco no comment sul nome del prossimo ministro dell’Economia e le voci su Fabio Panetta (Bce). Di una cosa, però, parlando con i meloniani, si può star certi: al Mef non ci andrà Tremonti. Il Colle porrebbe un veto inscalfibile e la stessa Meloni, che pure lo ha candidato, non pensa a lui.