Mercoledì 24 Aprile 2024

Meloni e l’asse con Vox Il messaggio all’ultradestra: "Siamo l’Europa dei patrioti"

Video della presidente di FdI ai populisti spagnoli: "Passeremo ai fatti, modello Polonia". Intervengono anche Trump e Orban. Intanto nel toto ministri è ancora stallo sull’Economia

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di Elena G. Polidori

"Sarà un viaggio bellissimo, non siamo mostri e il voto popolare lo dimostra". Giorgia Meloni torna a far sentire la sua voce in Spagna in collegamento video con gli alleati di Vox (la stessa cosa hanno fatto l’ex presidente Usa Donald Trump e il premier ungherese Viktor Orban) quasi a voler rassicurare che la sua avventura di governo non presenta ostacoli, nonostante la formazione dell’esecutivo sia invece ancora tutta da giocare.

Il vertice di Arcore dell’altro giorno è stato segnato da duro scontro sul ruolo di Licia Ronzulli nell’Esecutivo, con Silvio Berlusconi che sente di non contare abbastanza e il gelo che c’è ormai da giorni con Matteo Salvini, che non vuole tecnici leghisti nel governo. Ansia, poi, per l’assenza di un ministro dell’Economia di peso che garantisca in Europa e sui mercati, dopo il no di Fabio Panetta che aspira a fare il governatore della Banca d’Italia e non il ministro.

Problemi non da poco che Meloni, tuttavia, non ha voluto trasmettere in alcun modo a quella stessa platea che lo scorso giugno tributò applausi scroscianti al suo discorso dei ‘sì’ e dei ‘no’, accalorandosi contro la violenza islamista, l’immigrazione, la grande finanza internazionale e la lobby Lgbt. Toni diversi da quelli usati ieri, più pragmatici ma non meno netti nella declinazione dei temi e dei principi. "Nei prossimi giorni saremo chiamati a trasformare queste idee – ha detto riferendosi alle battaglie comuni dei sovranisti europei – in concrete politiche di governo, come già stanno facendo i nostri amici della Repubblica Ceca e della Polonia, come spero presto faranno i nostri amici svedesi, come continueranno a fare i nostri amici lettoni. E come spero che accada entro il prossimo anno a Vox".

Il riferimento alla Polonia ha suscitato l’immediata risposta del ministro Andrea Orlando: "Meloni, in compagnia di Vox e Orban, ha detto ‘faremo come la Polonia!’; gli va dato atto di essere stata chiara", ha ironizzato.

A sminare il campo è arrivato Adolfo Urso, FdI. "Orban non fa parte del gruppo europeo dei Conservatori e riformisti di cui facciamo parte con i polacchi e altri", ha sottolineato, ma poi è stata la stessa Meloni a tornare sul suo posizionamento internazionale, ribadendo la politica filo-atlantica per l’Ucraina ma anche l’invito alla Ue a cambiare registro. "Quando noi conservatori denunciammo gli errori dell’Europa eravamo lucidi e la storia ci ha dato ragione".

Ecco, la storia però parla anche di nebbia fitta sulla formazione del nuovo governo. Al Viminale sembra che, in ogni caso, andrà un tecnico, pare il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, mentre Antonio Tajani potrebbero aprirsi le porte della Difesa o dello Sviluppo economico. Un schema penalizzante per Salvini che vorrebbe la Giustizia per uno dei suoi (ma lo vorrebbe anche l’azzurra Casellati), e l’Agricoltura o le Riforme per sé, ma punta anche al ruolo di vicepremier che Meloni invece non vuole dargli. E poi Berlusconi che vuole a tutti i costi Licia Ronzulli alla Salute, ma al massimo arriverà un ministero di seconda fascia, mentre per l’Economia sul tavolo restano i nomi di Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, ma nulla, di fatto, è ancora a posto. E il tempo stringe sempre più.