Meloni e la Ue Cercasi verità fuori dal comizio

Pierfrancesco

De Robertis

Rassicurata dai report che riceve ogni mattina sul suo tavolo e dall’entusiasmo che incontra in giro, Giorgia Meloni si permette il lusso di una campagna elettorale quasi in surplace. I messaggi che ha cercato di mandare sono tutti rassicuranti, per allontanare eventuali spauracchi agitati da altri. Rassicurare i mercati che lei non sarà una sfascia-conti, rassicurare l’Europa che la linea europeista di Draghi resta, rassicurare gli italiani che non ci saranno spallate sulle riforme. Niente di cui sorprendersi, visto che gli impegni internazionali liberamente sottoscritti dal nostro Paese sono così vincolanti e così vantaggiosi che non c’è premier in grado (o così incosciente) da farne a meno. Una calma che la sta avvantaggiando, perché trasmette l’idea che più gli elettori apprezzano, quella di "forza tranquilla", e che le permette anche battute come quella fatta ieri a Milano circa la sua intenzione di "sfondare il tetto di cristallo", portando una donna a palazzo Chigi.

Ma gli inevitabili toni da comizio non la esimono dal chiarire alcuni aspetti della sua narrazione. Uno è, appunto, l’Europa. Meloni deve da una parte dare certezze a Bruxelles, dall’altra deve tener conto che una parte del suo elettorato ha sguazzato per anni in una cultura per la quale l’Unione europea e le sue istituzioni erano tutto sommato un’entità cui guardare con sospetto. Le affermazioni che finalmente in Ue "faremo gli interessi dell’Italia" risponde a questo sottinteso postulato. Come se i premier prima di lei, fossero Draghi, Gentiloni o Renzi, andassero a Bruxelles per tutelare francesi e tedeschi. Tesi irragionevole nei principi e sbagliata nei fatti: l’Italia è il Paese che più usufruisce dei soldi del Pnrr ed è il secondo percettore dei fondi strutturali. Senza i vincoli di bilancio imposti dalla moneta unica avremmo la liretta degli anni Settanta e un’inflazione stellare. Ecco, per Giorgia arriverà presto il momento in cui sull’Europa occorrerà una parola chiara, fuori dal comizio.